Famiglia gay cassazione
Famiglia gay sentenza
della cassazione
La cassazione emana una sentenza sull’affido di un bambino alla mamma che vive con una donna e sobbalzano i benpensanti della comunità cattolica: il giornalista Carlo Cardia, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, don Mazzi etc. sussultano, ma non propongono un’altetrnativa.
Il giornalista Carlo Cardia, appoggiato da personaggi come l’arcivescovo Vincenzo Paglia, don Mazzi, Maurizio Gasparri e altri ancora critica, con forza, definendola pericolosa, la sentenza della Cassazione, riguardo un bambino affidato alla madre omosessuale che vive con un’altra donna. Alla corte si era rivolto il padre del bambino, un marocchino che aveva visto in appello affidare il bambino alla madre e che ora rivolgendosi alla cassazione faceva presente la dannosità per la psiche del bambino nel crescere in un contesto omosessuale. Ma la corte non solo gli ha dato torto, ma anche sottolineato il suo disdicevole comportamento, violento, che aveva abbandonato la donna ed il figlio quando il bambino aveva solo10 mesi, non presentandosi agli incontri protetti e assumendo un comportamento incongruente rispetto alla richiesta di affido. La corte ha anche dichiarato che non ci sono prove che una coppia omosessuale sia dannosa per un bambino (cosa che si evince da molti studi fatti negli Stati Uniti).
Ma quello lascia perplessi dell’articolo di Carlo Cardia e di tutti quelli che sono d’accordo con lui, è che non propongono l’antitesi. Chi critica qualcosa dovrebbe avere ben chiara la tesi contraria: se io dico che Dio non esiste, sarebbe logico che un religioso criticasse il mio articolo dicendo che Dio esiste e non semplicemente che sbaglio.
Ora la mia domanda al signor Cardia e a tutti gli altri è: se quella sentenza è pericolosa, quale sarebbe stata la sentenza giusta? Dare l’affidamento al padre? Un violento che ha abbandonato il figlio a 10 mesi, e ora si rifà vivo, spinto, con ogni probabilità, da pregiudizio religioso e non per amore. O la soluzione sarebbe stata toglierlo alla madre? Affidarlo ad una casa famiglia? Fare un TSO della madre in una clinica psichiatrica e curarla per guarirla dalla sua omosessualità? Non riesco proprio a capire l’alternativa a questa sentenza.
Non voglio entrare nel merito del confronto su un argomento come quello dell’omosessualità con un religioso, per quanto abbia una valigia piena di argomentazioni che nessun cattolico è mai riuscito a controbattere se non cambiando discorso, quello che chiedo è una risposta:
Cari signor Cardia, don Mazzi & C. qual è l’antitesi?
Quale sarebbe stata la giusta sentenza?
Perché se non sapete qual è… tecete!