Bullismo giustificare il bullo
Bullismo a scuola
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Molti operatori, tra insegnanti, psicologi ed educatori, acutizzano il disagio di una vittima di bullismo trovando falsi alibi al bullo.
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Un grave errore commesso da chi tratta il bullismo è quello di ritenere che il bullo vada capito e non punito, avvalorando la tesi con l’idea che il bullo sia un bambino insicuro, che viva situazioni difficili in famiglia e che dietro l’aggressività si celi il bisogno di affetto.
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In realtà questa tesi, per altro confutata dai maggiori studiosi di bullismo, non ha nessun fondamento scientifico. Sicuramente ci saranno casi di bulli con una scarsa autostima e insicuri ma da una buona parte degli studi emerge che il bullo è un soggetto con una elevata autostima, spesso sopravvalutata. Spesso poi, il comportamento del bullo non dipende da maltrattamenti subiti in famiglia, ma più che altro da problemi educativi legati al carattere dei genitori, alle dinamiche familiari, a conflitti all’interno della famiglia, ma soprattutto all’educazione permissiva che molti genitori attuano: viziando il bambino ed accontentando ogni suo desiderio. Altro comportamento, forse ancor peggio, è quello di disinteressarsi della vita del figlio, una sorta di quieto vivere: fai quello che vuoi basta che mi lasci in pace. Tendono quindi a sottovalutare o a disinteressarsi dei comportamenti negativi del figlio, soprattutto quei comportamenti lesivi nei confronti degli altri. In alcuni casi alla base dei comportamenti può esserci anche una ricerca di attenzioni.
Spesso la famiglia del bullo tende a sminuire i comportamenti del figlio, mentre ingigantisce quello che il figlio subisce dagli altri: rimproveri da parte di un insegnante o problemi con i compagni. O semplicemente una vittima che reagisce e ha la meglio. In questi casi la reazione della vittima è vista sempre più grave delle prevaricazioni subite.
Purtroppo però troppo spesso le conclusioni a cui giungono operatori del settore sono errate, soprattutto in merito al bullo. Questo atteggiamento può davvero acuire il problema della vittima.
Le cause di conclusioni errate sono molteplici, ma sicuramente la principale è la mancanza di conoscenza del problema. Troppi si approcciano al bullismo con poche conoscenze e formazione.
Molti autori, purtroppo anche operatori che lavorano a stretto contatto con i bambini, si basano su conoscenze generali, da informazioni lette su giornali, internet o ascoltate per televisione. Spesso purtroppo anche alcuni studiosi tendono a fornire indicazioni in base a studi sui comportamenti non direttamente prese dagli studi sul bullismo. Probabilmente sommando i dati presi dai mass-media a quelli già presenti nel proprio bagaglio culturale giungono a quella che sembrerebbe una deduzione logica, ma che in realtà si rivela un grossolano errore: come può quello di ritenere il bullo un soggetto con scarsa autostima.
Il bullismo, infatti, pur rientrando nelle aggressività infantili e giovanili, presenta delle forti contraddizioni con le altre forme di aggressività. Spesso i bambini aggressivi (vedi l’emarginato violento) sono soggetti ansiosi e insicuri.
Accade così che ascoltando alla televisione e o leggendo su un giornale che bullismo è la prevaricazione di un soggetto aggressivo, il bullo, ai danni di un soggetto debole, la vittima, si formuli la deduzione che il bullo, essendo un soggetto aggressivo sia ansioso e insicuro.
Si incappa così in quello che possiamo definire un falso sillogismo:
I bambini aggressivi sono bambini insicuri
Il bullo è un bambino aggressivo quindi il bullo è un bambino insicuro
Per spiegare meglio l’errore facciamo un esempio con la scienza medica:
Se un bambino prende freddo, si ammalerà e gli verrà la tosse. Quindi se un bambino si ammala e ha la tosse, è importante che non prenda freddo. Ora, a chi non conoscesse la sindrome asmatica verrà spontaneo dire ad una persona asmatica che sta tossendo di non uscire e di non prendere freddo. Ma, chi è asmatico dall’infanzia sa che il freddo non acutizza l’asma, anzi, a volte può dare addirittura sollievo, soprattutto quando si è in un ambiente troppo riscaldato in presenza di molte persone e l’aria è viziata. Eppure uno dei consigli che viene elargito più frequentemente a chi è asmatico è proprio quello di non prendere freddo.
Purtroppo dobbiamo sottolineare con rammarico, che troppo spesso questa tesi errata reca ulteriore danno alla persona prevaricata. Può accadere infatti che la vittima si rivolga agli operatori per chiedere aiuto e le venga risposto di cercare di capire il bullo, di essere più elastica e tollerante nei suoi confronti, perché è di affetto quello di cui il bullo ha bisogno, non di punizioni.
Non è raro che addirittura si consigli alla vittima di provare a fare amicizia con il bullo.
In conclusione possiamo fare un ulteriore esempio: pensate ad una donna che viene maltrattata e malmenata dal marito e che chiedendo aiuto alle forze dell’ordine si sentisse rispondere di avere pazienza e cercare di comprendere il marito, che è un pover’uomo e ha bisogno di aiuto, soprattutto di affetto.
Se pensiamo che questa ipotesi sia assurda, dobbiamo per forza di cose considerare assurda anche quella relativa al bullo e la vittima.
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