Bullismo
Emarginato violento a scuola
–
Anche se meno frequente rispetto al bullo, la presenza dell’emarginato violento è sempre fonte di gravi disagi e stress per insegnanti, alunni e per tutto il personale presente nella scuola.
Una vera spina nel fianco soprattutto a causa della mancanza di una bibliografia a riguardo, nessuno strumento per controbatterlo, se non qualche improvvisazione a livello di interventi psicologici.
Quando in una scuola è presente l’emarginato violento, spesso, la soluzione proposta, è quella di allontanare il bambino dalla scuola, giustificando la scelta con l’esigenza di creare un ambiente più sereno per gli altri bambini, o addirittura, prospettando il bene stesso del bambino per il quale sarebbe auspicabile una struttura specializzata. Ma dove si trovano in Italia le strutture specializzate per bambini che mostrano comportamenti violenti? E se pure ci fossero non somiglierebbero a dei carceri minorili?
Ogni qualvolta un bambino viene allontanato da una scuola perché presenta comportamenti negativi o perché è vittima di bullismo, è da considerarsi un grandissimo fallimento sia da parte degli insegnanti che di tutta l’istituzione scolastica. Un fallimento dettato dalla scarsa formazione e preparazione di tutto il personale scolastico.
La mancanza di strutture, la mancanza di formazioni e soprattutto di idee, porta sempre alla stessa soluzione: psicoterapia. Ma in 20 anni di esperienza nel campo dei minori difficili e violenti, riteniamo che nella stragrande maggioranza dei casi la psicoterapia sia completamente inutile per ragazzi che non abbiano raggiunto l’età dell’adolescenza, fatta qualche eccezione per la psicologia cognitivo-comportamentale.
A nostro avviso, prima dei 12 anni, la psicoanalisi dovrebbe essere presa con le pinze.
L’emarginato violento ha bisogno di poche cose: fermezza, amore e una figura che riesca ad insegnargli come comportarsi. Queste tre fattori li possono dare soprattutto l’Educazione Psico-Comportamentale e la Psicologia Cognitivo-Comportamentale. Inoltre, un grande apporto, possono darlo tutte quelle discipline non riconosciute in Italia ma che, invece, se applicate bene, producono risultati tangibili: Musicoterapia, Pet-Therapy, Arteterapia, Terapia occupazionale (non quella fatta dai fisioterapisti), sono tra le più importanti.
Un altro intervento che purtroppo si rivela poco efficace con l’emarginato violento è la psicomotricità, soprattutto quella che strizza l’occhio alla psicoterapia, e che così facendo tralascia interventi che sarebbero molto utili, a favore di quelli psicologici.
Infine molto utile potrebbero essere le discipline sportive, prediligendo soprattutto quelli di squadra, con un buon allenatore. Mentre sono assolutamente da evitare Box e Arti marziali che nel caso dell’emarginato violento possono risultare estremamente pericolose, almeno inizialmente. Possono essere presi in considerazione esclusivamente dopo un periodo in cui il ragazzo abbia intrapreso un percorso mirato che abbia dato risultati apprezzabili, e con la supervisione di un ottimo istruttore.
Ma una scuola come può affrontare il problema?
Nelle scuole italiane ci sono poche figure che possono dare un supporto agli insegnanti: insegnante di sostegno, operatori socio assistenziali e a volte gli educatori professionali. Nella maggior parte dei casi queste figure non hanno nessuna competenza nell’affrontare i bambini aggressivi.
L’educatore professionale dovrebbe essere l’unica figura in grado di affrontare il problema, ma risulta alquanto difficile per due fattori principali:
- Il corso di laurea non prevede una formazione di tecniche per affrontare bambini aggressivi.
- Nei pochi casi in cui è prevista una formazione a riguardo è sempre di stampo psicologico.
L’alternativa sono i master di perfezionamento che l’educatore professionale può frequentare dopo la laurea, ma purtroppo, e non si capisce perché, troppo spesso i laureati in scienze dell’educazione manifestano un complesso di inferiorità nei confronti degli psicologi, e tendono ad imitarli, con risultati discutibili, intraprendendo percorsi di studio incongruenti.
Ma come al solito, la soluzione è sempre molto più semplice di quanto si possa pensare, basterebbe formare Educatori Comportamentali, ed inserirli nelle scuole dell’infanzia e primaria.
Ma in Italia, c’è un obiettivo che accomuna tutti i Ministri dell’Istruzione che si sono avvicendati negli anni e continueranno ad avvicendarsi: risparmiare e tagliare, quindi sarebbe pura utopia pensare di poter aggiungere un’altra figura nella scuola. La soluzione potrebbe essere quella di formare gli insegnanti di sostegno, i quali oltre alla formazione pertinente, associassero al proprio piano di studio, tecniche cognitivo comportamentali appropriate.
Resta il problema di un bambino che quasi sempre non avrebbe bisogno che di amore. A differenza del bullo l’emarginato v. è aggressivo perché ha dentro una rabbia che non riesce a contenere. È se vero che si tratta di un soggetto difficile, è anche vero che non è certo per colpa sua, ma per quello che la vita gli ha tolto: affetto, amore, soprattutto quello materno, serenità e tranquillità.
Chiudiamo col dire che l’intervento con l’emarginato violento dovrebbe essere tempestivo, in quanto già con l’arrivo della preadolescenza (10-14 anni) le possibilità di avere risultati si riducono drasticamente.
Chi è l’Educatore Psico-Comportamentale?
Vai all’articolo successivo
Vai all’articolo precedente
Torna al libro bullismo online