Togliere i figli ai genitori
Abominevole pratica
La più infame delle abitudini dei giudici minorili: togliere i figli ai genitori, e la cosa assurda è che spesso i motivi sono futili.
Ma è davvero la cosa più giusta? Non ci sono altre soluzioni? Quali sono le soluzioni più adatte ad un minore? La soluzione dovrebbe essere il bene del bambino, ma toglierlo dai genitori non è mai il bene del bambino.
Ancora una vittima dei giudici minorili. Ancora una volta le nefandezze dei giudici minorili provocano una vittima. Un tunisino di 44 anni si è dato fuoco nel tribunale dei minori di Cagliari perché gli avevano tolto la patria potestà dei figli, di 9,10 e 12 anni. L’assurdità aberrante sta nel fatto che, sembrerebbe, i figli gli siano stati tolti perché troppo povero per crescerli. Addirittura, sembrerebbe, fossero state avviate le pratiche per l’adozione dei bambini. Cosa fa uno stato che non riesce a garantire il lavoro ai suoi cittadini? Gli toglie i figli. È come se da domani lo stato che non riesce a garantirmi la sicurezza, a proteggermi dai criminali, decida di condannarmi all’ergastolo perché mi hanno rubato l’auto. Sì, perché togliere un figlio ad un genitore equivale ad un ergastolo o forse, come in questo caso, ad una condanna a morte: per i genitori e per i figli.
Lo ripetiamo con forza e con competenza, noi che a differenza dei giudici minorili lavoriamo con i bambini da 20 anni, togliere i figli ai genitori è:
- Disumano
- Gravissimo errore pedagogico e psicologico
- Controproducente
- Costoso
- Un pericoloso delirio di onnipotenza in mano a giudici, assistenti sociali e psicologi.
Se poi, come accade spesso, le cause non sono gravi come abusi sessuali o maltrattamenti fisici, ma futili motivi, togliere i bambini dai genitori è un’efferatezza brutale e gratuita, che nasconde altri fini: economici, politici e di potere.
Un bambino in Italia può essere tolto ai genitori anche perché i genitori litigano, perché i genitori sono separati, perché secondo i giudici i genitori sono troppo vecchi, perché gli hanno dato uno schiaffo di troppo, perché sono troppo poveri e probabilmente perché oggi piove e al giudice gli gira così.
Chi toglie un figlio ad un genitore si macchia di un gesto infame.
Coloro che tolgono i figli ai genitori sono:
- Incompetenti di problematiche che riguardano i minori
- Ignoranti in pedagogia
- Ignoranti in dinamiche psicologiche
- Incapaci di trovare soluzioni migliori
- Incapaci di empatia verso le esigenze dei minori
- Incapaci di empatia verso i genitori (mettere al primo posto le esigenze del bambino non vuol dire annullare completamente quelle dei genitori)
- Affetti da delirio di onnipotenza
- Molto probabilmente invischiati in affari economici
Chi toglie un figlio a uno o entrambi i genitori non conosce o non si interessa di fattori importantissimi della psiche di un bambino:
- Un bambino che viene maltrattato fisicamente e psicologicamente o un bambino che viene abusato da un genitore è un bambino gravemente traumatizzato, purtroppo però, toglierlo ai genitori provoca un trauma molto più grande, paragonabile solo al lutto della perdita di uno o entrambi i genitori. Tranne che in casi davvero gravissimi in cui la vita del bambino è in serio pericolo i bambini non andrebbero mai tolti ai genitori.
- Il 90% (e più) di bambini che sono nelle case famiglia, anche quelli che hanno subito gravi maltrattamenti o abusi, desidera tornare dai propri genitori.
Quando i giudici minorili emanano sentenze motivando il bene del bambino, non corrisponde quasi mai alla realtà. Il bene del bambino non viene preservato attraverso l’allontanamento coatto dalla famiglia, perché se si analizzasse il bene psicologico dei bambini, nessun figlio verrebbe allontanato dai genitori, mai!
L’essere tolti ai genitori per i bambini è paragonabile ad un grave lutto, è più traumatico dell’amputazione di un arto, nessun trauma è più forte dell’allontanamento dai genitori. Anche nei casi più complessi e gravi i figli non dovrebbero essere tolti ai genitori. E qualora si evincesse l’assoluta necessità di allontanarlo dalla famiglia per motivi gravissimi come il pericolo di vita, il bambino non dovrebbe andare ad arricchire i proprietari di case famiglie, ma portato da nonni o zii, persone vicine al bambino, e sotto la stretta sorveglianza di un tutor.
Ogni bambino che sta in una casa famiglia costa in media al comune di residenza del bambino dai 70 ai 120€ al giorno, quindi in media 100 € al giorno. Viene quindi spontanea la supposizione di accordi sottobanco per togliere i bambini ai genitori ed inserirli nelle case famiglia.
Ma se un comune paga 100€ per bambino ed un comune ha 7 bambini in casa famiglia, a fine mese sono 7000€ da sborsare. Con quasi la metà il comune potrebbe pagare uno Psicologo ed un Tutor qualificato che giornalmente si rechi presso l’abitazione del minore, affianchi la famiglia nell’educazione, nei rapporti con le istituzioni come la scuola e il servizio sanitario.
La considerazione che facciamo qui è molto difficile da comprendere, e per chi ha sete di giustizia e vendetta verso genitori incapaci o cattivi risulterà molto impopolare, ma quando ci troviamo di fronte ad un bambino maltrattato dobbiamo chiederci qual è la priorità: la sete di giustizia o il bene del bambino? Sappiate che purtroppo le due cose non possono coesistere. Non potete allontanare un bambino dalla famiglia e pensare di fare il suo bene.
Noi speriamo che prima o poi un politico italiano abbia la volontà di cambiare la legge e mettere delle condizioni imprescindibili:
- I bambini non andrebbero mai tolti ai genitori
- Nei casi gravissimi vanno affidati a nonni, zii, anche amici o vicini di casa, sotto la stretta sorveglianza di un tutor
- Anche in casi gravissimi se il bambino vuole vedere i genitori gli deve essere concesso, se pur sotto il controllo di un tutor
- La decisione di allontanare un bambino dalla famiglia non può dipendere da un solo giudice, e le sentenze dei giudici dovrebbero passare al vaglio di una commissione specialistica.
Un’ultima considerazione: spesso, quando i giudici emanano sentenze assurde, c’è il solito collega, avvocato o giornalista che afferma che il magistrato non ha fatto altro che applicare la legge, FALSO: le decisioni dei giudici sono arbitrarie e personali, in quanto si basano sull’interpretazione della legge. Il che significa che se si applicasse solo la legge non potrebbero esserci sentenze completamente opposte tra la sentenza, l’appello e la cassazione. Cioè: se Tizio viene condannato in prima sentenza e scagionato in appello per non aver commesso il fatto, le possibilità sono due: o uno dei due giudici non ha applicato la legge e deve essere interdetto dalla professione o le leggi sono basate sull’interpretazione, dato che è corretta la seconda, i giudici non applicano la legge, ma la interpretano in base alle proprie idee, ai propri vissuti, alle proprie convinzioni politiche, ad altri interessi poco chiari.