Bullismo femminile
Bullismo a scuola
Al contrario di quanto molti affermino, il bullismo femminile non è esente da violenza fisica.
Sicuramente le prevaricazioni al femminile sono in prevalenza di stampo psicologico, ma le ragazze sanno essere molto violente, e lo fanno attraverso tirate di capelli, graffi, sputi, schiaffi, calci e spintoni. Si tratta soprattutto di alcune tipologie di ragazze appartenenti a determinate categorie sociali e comportamentali.
Il bullismo psicologico si manifesta per lo più con prese in giro, isolamento, calunnia, diffamazione e derisione. Una delle caratteristiche più bieche del bullismo femminile è sicuramente quella di rimarcare, fino ad ingigantire o inventare, difetti della persona presa di mira. Ma anche posizioni sociali ed economiche, il modo di essere, i comportamenti, il modo di vestirsi, sono oggetto di critiche e derisioni. Spesso questo atteggiamento non viene attuato con modi esplicitamente cattivi, ma con toni innocenti, affettati, che celano malignità e sarcasmo, quasi che la bulla e il branco fossero preoccupati della situazione e della condizione della vittima. Spesso le prevaricazioni sono così sottili da essere quasi impercettibili, se non per la vittima: sorrisi complici, sguardi ammiccanti o di disapprovazione tra i membri del branco in sua presenza, ma anche sguardi di disapprovazione, sguardi indecifrabili o sorrisi sarcastici diretti a lei. Purtroppo dobbiamo sottolineare che molto spesso questo tipo di bullismo non desta particolare preoccupazione nel gruppo insegnanti, i quali tendono a sminuire la pericolosità di tali condotte, affermando che in realtà non si tratterebbe di bullismo, o come abbiamo già sottolineato più volte, tendono a sminuire i comportamenti del bullo accusando la vittima di essere provocatrice.
Il branco femminile è in genere più piccolo di quello maschile. A differenza del bullo, la “bulla” non vuole che il branco si allarghi a troppi elementi, inoltre, non è alla continua ricerca del supporto degli spettatori come accade per il bullo che deve sempre dimostrare la sua superiorità, soprattutto fisica, cercando il consenso di testimoni e sostenitori; la bulla agisce soprattutto nel sommerso, con atti talvolta molto subdoli. Inoltre nella maggior parte dei casi la bulla limita la vera amicizia ad una sola ragazza del branco, e non è raro che, in loro assenza, spettegoli anche su altre componenti del branco, quelle meno forti sul piano sociale e caratteriale.
Tra le motivazioni più forti che spingono a prevaricare le compagne c’è sicuramente quella della ricerca della leadership ma, in cima alle cause c’è “l’invidia”. Un sentimento di odio e rabbia che può scaturire da qualunque pretesto, ed è così che la ragazza più bella, quella con il miglior rendimento scolastico, quella che suscita le simpatie di compagni ed insegnanti, quella più gettonata dai maschi, viene presa di mira diventando oggetto delle prevaricazioni.
Ma la bulla sa essere furba, scaltra, falsa, e sa anche accattivarsi gli insegnanti. Uno delle circostanze più spiacevoli a cui spesso si può assistere è quella dell’insegnante che chiede alla bulla di essere gentile con la vittima e di coinvolgerla nelle attività e nel gruppo. Questo dimostra che l’insegnante comprende la situazione di un’alunna emarginata dal gruppo classe, ma non ne comprende lo status di vittima, e pensando alla bulla come una leader positiva chiede a lei di aiutare la vittima. Ma al contrario di quanto si possa pensare, la bulla si dimostra molto disponibile, in molti casi la più disponibile di tutti i ragazzi della classe, ma questo non avviene per altruismo ma per dimostrarsi accondiscendente con gli insegnanti . Ma quella che potrebbe sembrare una soluzione geniale si ritorce invece contro la vittima, primo perché la situazione dura poco, e la vittima passa da un momento in cui spera di essere finalmente coinvolta nel gruppo classe, a quello immediatamente dopo, in cui ritorna di nuovo ad essere emarginata. Secondo fattore è quello che spesso la bulla utilizza quel momento di finto aiuto per prevaricare ulteriormente la vittima, avendo l’approvazione dell’insegnante. Questo vuol dire che se la vittima denunciasse le prepotenze gli insegnanti la taccerebbero di essere ingrata. Quella di lavorare sull’amicizia tra bulla e vittima può essere un metodo da utilizzare, ma non improvvisando, ma attraverso un piano ben studiato.
La bulla e il branco tendono a prendersela con compagne di classe e soprattutto con ragazzine più piccole. Difficilmente se la prendono con compagne più grandi, salvo i casi in cui la vittima è un soggetto emarginato anche nel suo contesto. Le bulle come i bulli tendono a stringere amicizia con le bulle di altre classi, anche inferiori o superiori, questo non significa che condividano interessi o attività, ma è un modo per marcare il territorio, un modo per affermare lo status di leader.
Molto comuni sono i comportamenti di emulazione degli adulti. Le bulle e il branco si atteggiano a ragazze più grandi, fumano, bevono, si vestono da adulte, a volte indossano abiti provocanti. Spesso i genitori delle vittime proibiscono alle figlie di vestirsi in allo stesso modo, e questo accresce il divario tra il branco e le vittime, soprattutto laddove le vittima presentano una scarsissima autostima.
Diverso è il comportamento di bulle provenienti da quartieri popolari disagiati o da famiglie problematiche, in questi casi le dinamiche si sviluppano in modo assai diverso. Le bulle sono molto violente, non sono accettate dagli insegnanti, anzi spesso anche gli insegnanti sono bersaglio dei loro comportamenti negativi. In questi casi i branchi sono ancora più piccoli, sono limitati a due massimo tre soggetti bulla compresa. Hanno comportamenti antisociali al limite della legalità, se non illegali. Le bulle sono a rischio, possono finire in brutti giri; fare uso di droghe e alcool, macchiarsi di piccolo atti criminali quali furti, atti vandalici, vere e proprie aggressioni.
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