L’amore è nell’aria

Capitolo 21 – L’amore è nell’aria

Il pomeriggio di Natale trascorse nell’insegna della serenità. Un pomeriggio fatto di sguardi, silenzi, chiacchierate, coccole. I ragazzi erano contenti, l’unico elemento di disturbo erano i soldati, nemmeno Dabby Dan faceva loro più paura, almeno fino a quando c’era il custode. Le candele rendevano la stanza dorata. Il pomeriggio smise di piovere e fu visibile il tramonto, un raggio color lava penetrò dalla finestra creando un gioco di colori. I ragazzi furono stregati e restarono in silenzio a guardare incantati quello spettacolo di colori che si scontravano e si mescolavano tra loro. Forse durò meno di un minuto, ma a loro sembrò un’eternità. Quando incominciò a fare buio tornò il custode, aveva portato degli affettati e del pane in cassetta. Camillo gli chiese dove li avesse trovati ma non rispose. Quando fu completamente buio chiusero le tende e accesero una sola candela nel lato della roulotte senza finestre, per non essere scoperti dai soldati. Intanto dalla città arrivavano ancora rumori, ma soprattutto luci. C’erano grandi fari posizionati per le strade e alcune vie erano illuminate quasi a giorno. In lontananza si udivano ancora i carri armati, ma i rumori si erano attenuati, segno che ormai avevano completato il piano di azione. Cenarono parlando poco. Solo Betta ogni tanto faceva qualche domanda, perlopiù domande vaghe, senza senso, ma nemmeno si aspettava una risposta. Dopo cena restarono a guardare ancora un po’ fuori, poi, vuoi per la stanchezza, vuoi per il freddo, decisero di andare a letto, ma forse la verità era che per la prima volta avevano un letto vero su cui dormire, con coperte sotto cui rannicchiarsi e proteggersi dalle paure. Il custode e Camillo si coricarono sui letti alti lasciando i posti in basso alle ragazze. Il custode si addormentò in un baleno. I ragazzi restarono svegli ancora un po’.
«Vorrei che il tempo si fermasse, ora, per sempre!» disse Pamela.
«Anche io!» risposero Betta e Camillo all’unisono.
Dopo un po’ si addormentò anche Betta. Calò il silenzio per molto.
«Camillo sei sveglio?» chiese ad un tratto Pamela, «Non riesco a prendere sonno!».
Camillo scese e si sedette sul bordo del letto. Poi si alzò e guardò fuori dalla finestra.
«Vieni, usciamo!»
Pamela si avvolse la coperta sulle spalle e la testa e lo seguì.
La roulotte vicino alla loro aveva una scala in ferro per salire sul tetto, Camillo salì e invitò l’amica a salire.
Si sdraiarono, faceva molto freddo e si coprirono entrambi con la coperta che aveva portato Pamela. Mancavano pochi giorni al plenilunio, la luna era crescente e si nascondeva dietro a grandi nuvoloni, grigi e neri, che attraversavano il cielo, per poi ricomparire dopo pochi secondi. Quando era coperta i suoi raggi creavano effetti di luce che illuminavano la parte di cielo spoglio di nuvole, sembravano raggi d’argento.
Pamela prese la mano di Camillo e la strinse forte.
«Non ho mai avuto un ragazzo!».
Camillo incominciò a tremare, Pamela se ne accorse e poggiò la sua testa sul suo petto. Restarono così in silenzio per un po’ prima di rientrare, il freddo era pungente.
Furono svegliati da Betta.
«Il custode non c’è. Quando mi sono svegliata era già uscito. Sembra l’uomo dei misteri questo signor Custode!».
Camillo e Pamela si guardarono imbarazzati, poi si sorrisero.
«Effettivamente!» rispose Camillo per non dare nell’occhio, ma Betta era troppo sveglia, li guardò entrambi più volte.
«Qui c’è qualcosa di strano… qualcosa tra di voi!».
Poi cominciò a cantare la marcia nuziale e i due amici diventarono prima rossi come una ciliegia, poi porpora come un tulipano olandese.
Il custode tornò dopo un po’, aveva con sé cornetti e una bottiglia di latte. Ancora una volta alle domande dei ragazzi su dove trovasse tutto quel cibo non rispose. Ma la cosa poco interessava loro, soprattutto di fronte alla possibilità di mangiare dei buonissimi cornetti alla marmellata di fragole. Camillo versò il latte nelle tazze e fu mentre versava che lesse vicino alla bottiglia la scritta: Esercito Nazionale. Camillo strabuzzò gli occhi e girò la bottiglia verso le ragazze per condividere con loro quello che aveva scoperto. Il custode stava rassettando il reparto letto.
«Li ruba ai soldati!» esclamò Pamela, mettendosi a ridere compiaciuta dalla cosa.
Risero tutti e tre a bassa voce.
Il custode uscì di nuovo e si mise ad armeggiare con la giostra dei cavalli.

 

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