Capitolo 14 – Il custode del Luna Park, un nuovo amico
Il custode entrò in una baracca. Era composta da due stanze, in una c’era un letto, nell’altra c’era una credenza di legno dipinta di verde. Sopra vi erano poggiate delle confezioni di cioccolata. Al centro c’era un tavolo di legno, una panca, e due sedie, poi in un angolo un divanetto. I ragazzi si sedettero al tavolo. Alle finestre c’erano le tendine, che facevano filtrare poca luce. I ragazzi si guardavano intorno, mentre lui preparava della cioccolata calda utilizzando pezzi di cioccolata e acqua, invece del latte e del cacao. Prese dei cornetti e si sedette e offrì cioccolata e cornetti ai ragazzi.
«La pioggia, tanta verrà giù!»
Disse guardando la finestra.
«È il custode…» spiegò Camillo a Pamela, «…di tutte le giostre, le ripara anche!»
L’uomo continuava a guardare la finestra. Quando finirono di mangiare e bere prese dalla credenza delle caramelle gommose. Prese due pezzi per lui ed il resto lo diede ai ragazzi.
«Il treno!» disse uscendo dalla baracca «… il treno, chi non ce l’ha non può farci un giro!»
I ragazzi lo seguirono mangiando caramelle gommose. Si avvicinarono alla locomotiva, era blu con due strisce gialle laterali, alta quanto Camillo. Pamela era titubante a causa dell’incidente avvenuto qualche ora prima alla stazione, ma accettò volentieri, visto che a guidare sarebbe stato un adulto. Il custode spostò la locomotiva a mano fino ai vagoni, li agganciò e poi salì e si mise alla guida. I due ragazzi sedettero sul primo vagone subito dopo la locomotiva. Ogni vagone era di un colore diverso, quasi a formare un arcobaleno. Il treno stentò a partire, Pamela si irrigidì e chiese se fosse tutto a posto.
«Era ferma da molto tempo!» spiegò Camillo per rassicurarla.
Cominciò il viaggio e Pamela si tranquillizzò. I ragazzi osservavano il Luna Park e gli sembrava di essere nel paese delle meraviglie. Camillo si immaginò un viaggio insieme a Pamela e ogni tanto, mentre passavano tra una giostra e l’altra, dava un’occhiata alla compagna di viaggio. Ma Pamela era rapita da tutto quello che vedeva intorno a lei, era in estasi. Fino ad un giorno prima non sapeva cosa fosse la serenità, e ora, addirittura, assaporava la felicità, una contraddizione visto che da qualche parte, nascosto, forse nemmeno tanto lontano, c’era il mostro, c’era Dabby Dan. Il cielo buio sovrastava immenso il Luna Park, ma lei era talmente felice che avrebbe potuto piangere dall’emozione, un vortice di sensazioni che l’avvolgevano e l’abbracciavano. Tutto era bello, tutto era immensamente meraviglioso. Ed incominciò a volare, libera, volteggiando velocemente, per poi capitombolare su nuvole soffici che la cullavano, mentre intorno al loro il mondo era avvolto da una musica dolcissima che faceva da ninna nanna. E anche lei, in quel momento, sperò che la gente non uscisse più dalle case, che potessero restare per sempre solo lei, Camillo, il Custode del Luna Park ed il treno. Ma se è vero che i pensieri vagano da soli, ed è impossibile tenerli a freno perché liberi e indipendenti, è altrettanto vero che anche il risveglio non si può trattenere, ed in un istante la riportarono alla realtà, in modo brusco, con uno scossone e di colpo si destò. Il treno era uscito dal Luna Park. Il custode guidava tranquillo tra le strade deserte della città. Destreggiandosi tra le auto lasciate in maniera disordinata. Pamela guardò Camillo preoccupata.
«Ma si può uscire dal Luna Park?»
«Normalmente penso di no. Ma non c’è nessuno in giro!»
Lo sguardo di Camillo fu attratto da un’ombra nera nascosta dietro un pilastro dei porticati dove c’erano i negozi. Fu scosso da un brivido, cercò, però, di non darlo a vedere a Pamela. L’ombra si spostava di pilastro in pilastro. Li stava seguendo.
«Stai calma!»
«Sono calma!»
«Stai calma, devo dirti una cosa!»
La ragazza si fece seria.
«C’è Dabby Dan!»
Non fece in tempo a finire la frase che la sua amica incominciò a piangere. In silenzio. Le lacrime le solcavano il viso. Era terrorizzata. Non riusciva a muoversi. Camillo pensò un modo per dirlo al custode, ma la paura prese il sopravvento.
«Dabby Dan!» urlò con quanto fiato avesse nei polmoni.
Il custode si voltò a guardarlo di scatto.
«È là, dietro quei pilastri sotto i porticati!» disse Camillo agitato.
Il custode guardò sotto i porticati, lo vide. Fermò di colpo il treno. Poi, invece di fuggire invertì il senso di marcia e diresse il treno verso i porticati.
Camillo e Pamela incominciarono ad urlare.
«Noooo, che fai… ci mangerà vivi!»
Ma il custode nemmeno li ascoltò. Il treno si fermò vicino ai porticati. Camillo prese la mano di Pamela e l’aiutò a saltare ed incominciarono a correre lontano. L’uomo nero scappò ed il custode incominciò ad inseguirlo a piedi lasciando il treno incustodito.
I due ragazzi giunsero a debita distanza e si nascosero dietro un’auto in sosta.
«Ma cosa fa è pazzo?» urlò Camillo.
«Camillo scappiamo!»
«Ma dobbiamo avvertirlo. Forse non sa che quello è Dabby Dan!»
Ma ormai si erano persi in lontananza. I ragazzi restarono di nuovo da soli.
Si diressero in fretta verso il lato opposto in cui erano andati Dabby Dan e il custode. Si ritrovarono nei pressi del negozio di elettrodomestici dove Camillo aveva appreso della fuga di Dabby Dan. Il ragazzo entrò seguito a ruota da Pamela che non capiva che cosa stesses facendo ma era ancora scossa e non osava chiedere. Camillo camminava veloce tra i corridoi degli scaffali, sembrava cercasse qualcosa in particolare. Giunsero al reparto fotocamere digitali. Il ragazzo storse il muso; non era quello che cercava. Poi alzò lo sguardo e notò qualcosa su uno scaffale in alto, era una di quelle macchine fotografiche professionali, con un lungo obiettivo. Camillo la prese, la esaminò facendo uscir l’obbiettivo che si allungò del doppio della lunghezza dell’apparecchio. Tirò Pamela per il braccio e si avviarono verso l’uscita.
«Camillo ma questo è un furto, hai visto quanto costa? Sono più di mille euro!»
«Ci serve!»
«Devi fare un book fotografico a Dabby Dan?» chiese caustica.
Ma Camillo non capì il sarcasmo.
«No. Mi serve per un’altra cosa. Quando tutto sarà finito la restituirò!»
Prima di uscire Camillo si guardò intorno con circospezione.