Capitolo 8 – Completamente soli
Ma non c’era nessuno, solo odore di paura. In compenso c’erano i ratti. Si dovevano essere accorti che la città era deserta. Pamela fu presa da paura e nausea. Per fortuna i roditori avevano più paura di loro e si allontanavano velocemente. I ragazzi vagavano per la città senza nemmeno sapere cosa o chi stessero cercando. Camminavano in silenzio, ogni tanto si scambiavano sguardi imbarazzati. Non riuscivano a rompere il ghiaccio, i loro discorsi erano sporadici, brevi e soprattutto banali.
Si resero conto che in fondo di giorno, nonostante l’abbandono totale, la città non era poi così male. Di giorno le paure lasciavano il posto ad altre emozioni, come la curiosità, la libertà di poter fare tutto quello che si vuole senza dover dar conto a nessuno e dopo aver vagato per un bel po’, diventò persino divertente girare da soli per la città. E pian piano, complice quell’atmosfera surreale che si andava via via creando, il ghiaccio incominciò a sciogliersi, e la compagnia forzata stava diventando piacevole. Merito soprattutto di Camillo che iniziò a far emergere la propria simpatia, riuscendo anche a far ridere la sua compagna di viaggio.
Si ritrovò così nell’insolita veste di guida turistica di una città che conosceva bene, la sua città.
«Sulla vostra sinistra potete ammirare il monumento dedicato agli esseri umani che una volta abitavano questo paese. C’erano meccanici, idraulici, maestri, suore…»
Pamela gli rivolse uno sguardo minaccioso.
«…e… no… di suore non ce ne erano… le avevano buttate tutte nella spazzatura, anzi no, nel letame!»
Pamela cominciò a ridere a crepapelle. Era da molto che non si divertiva tanto, quasi non si ricordava come ci si divertiva.