Favole per bambini
Un diavoletto tutto rosso
Una bellissima favola, bella, commovente, divertente.
Un diavoletto tutto rosso, un piccolo diavolo mandato sulla terra da una famiglia di persone malvagie, per farlo crescere tanto tanto cattivo.
Ma andrà a finire così? Diventerà davvero tanto cattivo?
O sarà un bambino modello? Magari combinando qualche marachella di tanto in tanto?
Da sempre si narra di un posto fatto di solo fuoco: l’inferno. Si dice che fosse abitato solo da persone cattive, ma, in realtà, non era poi così brutto come dicono. L’unico vero problema era che in questo luogo vivevano al contrario di come viviamo noi. Nell’inferno c’era una popolazione di donne e uomini tutti rossi, con le corna e la coda: i diavoli. Loro vivevano male, ma erano contenti.
Avevano abitudini diverse dalla nostre. Ai diavoli piaceva il caldo, tutto quello che era brutto e cattivo. Odiavano il freddo, l’acqua, le belle cose e l’amore. Nell’inferno c’era solo l’odio, perché ai diavoli piaceva solo l’odio e il male. Accadeva che quando la pasta con il brodo era fredda il bambino si mettesse ad urlare e a piangere, e la mamma per farlo calmare gli gettasse sopra un po’ di fuoco, così che diventasse rovente e lui la mangiava felice. Se per caso il bambino si comportava bene i genitori si arrabbiavano e gli dicevano: “fai il cattivo se no ti diamo un bacio!”. Il piccolo diavoletto si spaventava e si comportava immediatamente male, perché, all’inferno, si doveva essere cattivi, non buoni. Quando infatti il diavoletto bambino si comportava male la mamma lo prendeva a schiaffi e gli mollava un paio di calci e lui era tanto felice. Anche a scuola tutti si dovevano comportare male. Chi studiava veniva punito e sospeso per un mese, chi non faceva i compiti veniva premiato con una sonora sculacciata e l’alunno era contento. Se qualcuno faceva il bravo la maestra gli regalava le caramelle e il bambino incominciava subito a piangere e a dire: “non lo faccio più il bravo, faccio il cattivo, non mi date le caramelle!”. Quando invece si comportava male la maestra lo metteva in castigo e lui rideva contento. I diavoletti facevano a gara per andare in castigo. Quando la maestra chiedeva chi volesse essere punito e mandato dal preside, tutti alzavano la mano: “io, io” gridavano. Ma se, invece, la maestra diceva: “fate i cattivi se no vi do un bel regalo!”, tutti si nascondevano e dicevano: “no, no, il regalo no, facciamo i cattivi. Promesso!”. Quando i bambini litigavano, invece delle brutte parole si dicevano cose belle. “Ti voglio bene!” diceva la bambina al compagno che l’aveva fatta arrabbiare. Il bambino piangeva le rispondeva: “e tu sei bella!”, facendola arrabbiare ancora di più. Quando facevano la pace allora si dicevano: “ti odio, tu sei brutta!”, e ritornavano nemici come prima. Niente giocattoli, niente giostre, niente divertimenti, per i piccoli diavoletti, per loro le cose belle e divertenti erano solo delle punizioni. E quando qualcuno rubava, tutti gli battevano le mani e gli gridavano: “bravissimo!”. Mentre, se aiutava una vecchietta ad attraversare la strada, tutti si arrabbiavano con lui. Quando qualcuno finiva in galera tutti gli dicevano “bravo, beato lui!”. Ma se vinceva alla lotteria tutti si dispiacevano per lui, “poverino, non vorrei stare al suo posto! Sai come sarà triste!” dicevano.
Era così che vivevano nell’inferno. Tutto storto, tutto brutto, tutto cattivo. Ma loro erano contenti. Loro vivevano bene così. Odiavano l’amore, le cose belle. No, no… le cose belle loro non le volevano proprio. Solo quelle brutte.
Ma non a tutti piaceva il modo di vivere dei diavoli. Così un giorno arrivarono i messaggeri del bene, uomini arrivati per portare il bene ed eliminare il male. Quando arrivarono i messaggeri i diavoli incominciarono a scappare. “aiuto, aiuto!” gridavano, “si salvi chi può, stanno portando la pace!”. E chi scappava di qua e chi fuggiva di là.
Ma c’era una famiglia di diavoli che da poco tempo aveva avuto un bambino: un diavoletto tutto rosso. I genitori erano disperati perché non volevano che il loro bambino crescesse buono. Decisero, allora, di mandarlo via dall’inferno, in un posto dove potesse crescere cattivo. E quando un giorno nell’inferno tutto sarebbe ritornato come prima, sarebbero andati a riprendersi il piccolo diavoletto. Così lo infagottarono, lo misero in una cesta e lo portarono nell’unico posto dove si poteva trovare un po’ di cattiveria come all’inferno; la terra. Lo lasciarono davanti alla porta di una famiglia cattivissima. Con loro, il diavoletto tutto rosso, sarebbe cresciuto cattivissimo. Ma i genitori diavoli non fecero bene i conti, perché quando il capo famiglia trovò il bimbo davanti alla sua porta, diede un calcio alla cesta e la fece finire davanti alla casa di una umile famiglia di brava gente. Fu così che il diavoletto tutto rosso fu accolto in seno alla famiglia buona, accudito, curato, ricevendo affetto, amore e bontà. Gli anni passarono e il diavoletto tutto rosso cresceva con gli insegnamenti della famiglia buona. Educato, gentile. Oh… sì… aveva le corna e la coda e, ogni tanto, combinava qualche pasticcio, un paio di volte, a scuola, dovettero chiamare i pompieri per far spegnere il banco al quale, inavvertitamente, aveva dato fuoco, ma in fondo era bravo. Era un diavolo e ogni tanto sprigionava fuoco. Si divertiva, spesso, a fare scherzi. Giocava, rideva, e non stava mai fermo un momento. Correva, saltava, si tuffava per terra. Quando giocava a pallone con gli altri bambini, lui si divertiva a fare colpi di testa, e con le corna bucava il pallone. Poi gli altri bambini lo rincorrevano e lui scappava ridendo ed urlava: “non mi prendete, non mi prendete!”. Era la disperazione dei genitori. Ma, in fondo, era buono. Era sempre gentile con tutti. Era sì un monello, ma era anche dolcissimo.
Passarono gli anni e un giorno, quando i messaggeri del bene avevano lasciato l’inferno, i genitori diavoli decisero di tornare a prendere il loro figliolo, il diavoletto tutto rosso. Il bambino aveva quasi 10 anni e i genitori diavoli pensavano che avrebbero trovato un bambino cattivissimo, ma quando arrivarono si misero le mani tra le corna per la disperazione. Il loro figlioletto era diventato tutt’altro che cattivo, un po’ monellino sì, ma comunque un bravo bambino. I genitori diavoli cercarono, invano, di spiegargli chi era, che aveva le corna, la coda, che buttava fuoco e che doveva essere cattivo, che quello era il suo destino. Ma il diavoletto tutto rosso disse che ora la sua vera famiglia era quella che lo aveva cresciuto. Spiegò che con loro stava bene e che era con loro che voleva rimanere e, soprattutto, voleva restare buono. I genitori diavoli ci rimasero male, ma compresero che non avrebbero potuto fare niente per convincerlo. Gli chiesero se ogni tanto avessero potuto andare a trovarlo e il diavoletto tutto rosso ne fu felice, ma a patto, disse, che si fossero comportati bene. Si salutarono ed i genitori diavoli partirono. Si narra che mentre andavano via, i genitori diavoli, incontrarono un povero vecchietto che chiedeva le elemosine per strada. Per la prima volta fecero un gesto buono e lo coprirono di soldi, così tanto che il vecchietto si lamentò: “hey… non mi posso più muovere!”. E così il diavoletto tutto rosso rimase con la famiglia buona e crebbe buonissimo… insomma… con qualche incendio ogni tanto…!
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