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Dobbiamo stare molto attenti quando leggiamo informazioni a riguardo, soprattutto su internet, perché ci sono molte leggende metropolitane in merito, non è raro, infatti, trovare informazioni errate, anche divulgate dai mass media. Non è difficile, inoltre, ascoltare notizie discutibili anche nei corsi di formazione, nei convegni o nei seminari sull’argomento e nei libri che trattano il bullismo.
Tra le affermazioni errate che spesso troviamo c’è quella che il bullo soffra di scarsa autostima. Ma il primo a mostrare perplessità per tali tesi è stato proprio Dan Olweus, il padre degli studi sul bullismo.
“È un’opinione comunemente sostenuta dagli psicologi e dagli psichiatri che individui con un modello di comportamento aggressivo e ostile sono, al di là delle apparenze, ansiosi e insicuri” (Olweus “Bullismo a scuola” p. 36).
Ma proprio dagli studi di Olweus e da altri autori si evince, invece, che il bullo è tutt’altro che ansioso ed insicuro: L’ipotesi che i bulli abbiano un’insicurezza latente è stata analizzata in parecchi nostri studi, ricorrendo anche a metodi indiretti come la rilevazione degli ormoni dello stress e tecniche proiettive. I risultati ottenuti non confermano in alcun modo questa opinione comune; al contrario sostengono una tendenza opposta: i bulli mostrano infatti poca ansia e insicurezza e non soffrono di scarsa autostima. (Olweus “Bullismo a scuola” p. 36).
Gli studi dimostrano tutt’altro: il bullo non solo non è una persona insicura ed ansiosa, ma addirittura mostra avere una elevata autostima, fino alla sfrontatezza. Egli tende a prevaricare e sottomettere gli altri sul piano psico-fisico, soprattutto i soggetti più deboli; non si sottrae a comportamenti violenti per raggiungere i propri scopi, che siano materiali o sociali. Inoltre mostra totale assenza di empatia nei confronti dei soggetti che prevarica.
Il bullo mostra grandi capacità di dominare gli altri, che riesce a manovrare a suo piacimento, in primis il branco, i suoi amici, ma soprattutto i soggetti più deboli, con i quali cerca continuamente lo scontro. Ma la sua elevata autostima lo porta a non temere nemmeno il confronto con chi sa essere più forte di lui, come alunni di classi superiori o adulti. Ma questa sua caratteristica, invece di portarlo allo scontro, attrae le simpatie degli altri, accrescendo la sua popolarità, allargando la sua cerchia di amicizie e aumentando notevolmente il suo prestigio in società.
È molto importante, inoltre, non sottovalutare la capacità che il bullo ha di risultare simpatico agli insegnanti e al personale scolastico in generale.
Spesso il bullo giustifica la propria aggressività e quella del suo branco, attribuendo alla vittima la causa delle angherie, definendo quest’ultima provocatoria, antipatica, fastidiosa, etc.!
Quest’ultimo elemento è strettamente correlato ad un altro fattore molto importante: l’incapacità del bullo di provare empatia. In sostanza il bullo non è capace di mettersi nei panni della vittima, non gli importa della sofferenza che questa prova quando viene prevaricata, spesso non comprende nemmeno che la vittima possa soffrire. Questo è molto importante anche in relazione ad alcune metodologie proposte per affrontare il bullismo, come per esempio il Role-play con il quale si vorrebbe insegnare al bullo l’empatia.
Spesso può mostrare una forza fisica superiore alla norma, mentre è sempre più forte della vittima, almeno sul piano dello scontro fisico.
È evidente, quindi, che la sua supremazia non deriva solo dalla forza fisica, ma soprattutto dalla sua personalità, e giocano un ruolo fondamentale le abilità sociali con cui riesce a crearsi un gruppo che lo sostiene. Infine tra le motivazioni che lo rendono forte agli occhi degli altri è il coraggio di non temere lo scontro e la capacità di utilizzare le mani.
Molti studi parlano della famiglia del bullo come una famiglia problematica. Quello che emerge dai nostri studi è sicuramente una famiglia instabile, ma paradossalmente “unita” nei comportamenti negativi.
Un’altra delle caratteristiche più comuni nel bullo è l’arroganza; atteggiamento rafforzato dalla consapevolezza che dietro di lui e i suoi comportamenti negativi, ci sia una famiglia pronta a difenderlo ad ogni costo, anche quando i suoi errori sono evidenti.
Emblematico è il caso dell’insegnante che ordinò al bullo di scrivere 100 volte “sono un deficiente“, dove i genitori del bullo, non solo hanno sminuito il comportamento del figlio, ma addirittura si sono scagliati contro l’insegnante attraverso vie legali. Nessuno mette in dubbio l’errore pedagogico dell’insegnante, ma i comportamenti bullistici di un ragazzo non andrebbero mai difesi dalla famiglia.
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