Bullismo emarginazione | Esclusione forma di bullismo

Bullismo emarginazione
Esclusione forma di bullismo

Bullismo emarginazione

Bullismo emarginazione

 

Una forma molto subdola di bullismo è l’emarginazione ed è molto più frequente di quanto si possa immaginare.

Si attua attraverso l’esclusione o l’isolamento di uno o più bambini.

 

 

 

 

 

Spesso alcuni alunni vengono esclusi di proposito, volutamente, sia dai compagni sia dai genitori dei compagni. Si organizzano feste solo per alcuni; vengono organizzate uscite per svago, come mangiare una pizza, escludendo alcuni compagni, e quasi sempre gli stessi. Ma si può verificare anche in altri modi, come per esempio non partecipare alla festa organizzata da uno dei compagni esclusi. Può avvenire infatti che un genitore organizzi una festa, magari proprio con l’intento di inserire maggiormente il proprio figlio nel gruppo classe, e si ritrovi invece a festeggiare con pochi compagni, se non addirittura nessuno. Accade soprattutto con bambini stranieri, disabili, di estrazione sociale più modesta, bambini difficili, ma anche semplicemente bambini o genitori che risultano poco simpatici agli altri. Ma possiamo annoverare il caso di genitori che per lavoro non hanno tempo di seguire i social o intrattenersi fuori scuola dove spesso si instaurano maggiormente i rapporti umani, e se non c’è una buona comunicazione, un corretto passaggio delle informazioni, alcuni bambini restano esclusi.

Ma perché i bambini tendono ad escludere?

Innanzitutto molti di loro non hanno appreso il concetto di empatia e, a volte, agiscono per impulsività: mi è antipatico, a scuola dà fastidio, oppure è cattivo. Ma dovremmo essere noi adulti a insegnare ai nostri figli l’inclusione, dovremmo essere un po’ più responsabili e comprensivi, e invece spesso siamo proprio noi genitori ad essere poco inclusivi. Ma la colpa è davvero solo del bambino e dei genitori? No, anche noi docenti abbiamo le nostre colpe, si parla tanto di inclusione a scuola, ma poi nei fatti vien fatto ben poco. Presi dall’ansia della didattica e dai programmi mettiamo in secondo piano le dinamiche affettivo relazionali che, invece, in special modo alla scuola primaria, sono fondamentali. È importante e doveroso creare un gruppo classe compatto, unito, dove regna la cooperazione e l’empatia, dove nessun bambino venga escluso.

È importante creare situazioni di interscambio tra gli alunni, cambiando spesso posto, anche mischiando maschi e femmine. Così come assegnare lavori a piccoli gruppi (cooperative learning) da svolgere in classe o a casa, ma che siano interscambiabili, facendo in modo, cioè, di cambiare sempre i componenti del gruppo: ad ogni alunno deve essere data l’opportunità di conoscere e legare con tutti i compagni, non solo con alcuni. Naturalmente è fisiologico che ogni bambino/a abbia le proprie simpatie e scelga il/la suo/a amico/a del cuore, che si creino gruppetti, ma questo non deve essere causa di esclusione per quei bambini che non rientrano nelle simpatie di tutti.

È un lavoro che può risultare difficile, ma è necessaria un po’ di buona volontà, un lavoro che deve partire in classe e continuare fuori dall’orario scolastico con la collaborazione dei genitori.

Ricordiamo che alla primaria docenti e genitori possono ancora intervenire, cosa che diventa sempre più difficile alla scuola secondaria, a partire dal primo grado, dove i ragazzi iniziano ad avere il telefonino e diventano sempre più autonomi. Avranno il proprio profilo sui social, faranno parte di gruppi su WhatsApp, dove l’esclusione diventa molto più semplice e non controllabile, e da comportamenti inadeguati a cyberbullismo il passo è breve, troppo breve.

Concludo dicendo che è doveroso non sottovalutare la questione anche perché, prima o poi, potrebbe capitare ai nostri figli e ritrovarci in situazioni molto difficili da gestire.

 

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