Bullismo e punizioni
Non punire bullo, insegnare alla vittima a difendersi
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Una delle affermazioni più aberranti che si sentono in giro è quella di non punire il bullo, ma di insegnare alla vittima a difendersi.
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Questa affermazione che in apparenza può sembrare tanto bella è in realtà quanto di più insensato ci sia.
Pensare di poter insegnare alla vittima a difendersi dal bullo è un idea che rasenta l’utopia e racchiude i sé tutta la mancanza di conoscenza del problema, soprattutto per quanto riguarda le conseguenze.
Ma per chiarire meglio il concetto proviamo a fare un esempio con una situazione analoga che vede come protagonisti gli adulti, paragonando il bullismo ad un fenomeno sociale molto grave: la camorra.
Immaginate il titolare di un’attività commerciale che riceve la visita di due emissari della camorra i quali gli intimano di pagare una tangente molto alta. Se ne vanno minacciandolo che se non paga gli faranno saltare il negozio, gli spareranno, o peggio, faranno del male ai suoi familiari.
Ma quel negoziante è una persona onesta e coraggiosa e decide di non cedere al ricatto e di denunciarli.
Immaginate ora che il negoziante vada dal capitano dei carabinieri, dal commissario di polizia o dal magistrato e una volta esposti i fatti si senta rispondere:
Non si preoccupi, l’aiuteremo noi, ma non arrestando il camorrista, no, faremo di meglio, le insegneremo a difendersi dalla camorra.
Vi sembra una risposta assurda?
Ebbene, è tanto assurda quanto dire alla vittima che le verrà insegnato a difendersi.
Per una vittima, difendersi dal bullo e dal branco, è come per un semplice cittadino difendersi dalla camorra.
Prima di dire di non punire il bullo ma insegnare alla vittima a difendersi, dovremmo fare delle riflessioni e porci alcune domande:
- Chi insegnerà alla vittima difendersi? L’insegnante? Lo psicologo? La scuola?
- Come può la vittima imparare a difendersi da un bambino che utilizza la violenza? La calunnia? L’emarginazione?
- Quali armi dovrebbe utilizzare la vittima? Deve utilizzare anche essa la violenza?
Quali armi può utilizzare un cittadino onesto contro un clan camorristico che che non rispetta nessuna legge, che usa le armi, che spara e uccide? Come può un cittadino onesto, da solo, fermare chi non rispetta la legge? Il bullo si muove insieme al branco, utilizza modalità scorrette, non ha rispetto delle istituzioni, non ha paura di rubare, rompere, usare violenza, calunniare, infamare, e la vittima dovrebbe essere in grado di fermarlo?
Purtroppo queste idee hanno origine dall’incapacità di trovare una soluzione adeguata per fermare il bullismo, ne conseguono tentativi dettati dall’improvvisazione che portano a scaricare sulla vittima tutte le responsabilità.
Ma come può un’istituzione che non riesce a risolvere un problema insegnare a qualcun altro a risolverlo?
Può una persona che non sa disegnare, insegnare a disegnare a qualcun altro?
Un insegnante, uno psicologo e un’istituzione che hanno fallito e non sono riusciti ad arginare il bullismo, come possono pensare di insegnare alla vittima a difendersi?
Può sembrare una grande idea, ma nella realtà dei fatti stanno solo scaricando la responsabilità sulla vittima, quasi a dire che se non ci riesce è solo colpa sua, perché loro, gli esperti, i mezzi glieli hanno forniti, è stata lei a non averli saputi sfruttare.
Nicolás Gómez Dávila
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