Bullismo questionario
Soluzioni poco efficaci
La somministrazione di un questionario, il role-play, il cineforum, tutti interventi studiati appositamente per sconfiggere il bullismo.
Ma sono efficaci? A nostro avviso no, e spesso sono tempo tolto ad interventi che potrebbero rivelarsi più efficaci. Sono interventi che tolgono spazio ad interventi più efficaci
Quando partecipate ad un convegno o un seminario sul bullismo, quando leggete un libro o cercate notizie in rete su questo fenomeno, ad un certo punto arriva il momento delle soluzioni e degli interventi, ed in quel preciso momento sentirete le parole magiche: questionario, cineforum e role-play.
Nessuno mette in dubbio la bellezza di questi progetti, ma quanto sono efficaci? E quanto tempo si perde per attuarli?
Il questionario, secondo i più, servirebbe a far emergere casi nascosti di bullismo, a far comprendere bene il problema. Ma nella realtà il questionario è un ottimo espediente per le statistiche, per la raccolta dati ai fini dello studio del fenomeno. Ma un insegnante o un educatore che decidesse di intervenire per arginare il bullismo, non riuscirebbe a trovare notizie utili per la risoluzione del problema.
In primo luogo la veridicità delle risposte può non rispettare la la realtà, anche quando è anonimo. I dati raccolti possono essere viziati da molti fattori. Il bullo, soprattutto il leader, non ammette mai di prevaricare gli altri, e spesso non ne è realmente consapevole, ritenendo la vittima un soggetto fastidioso. La vittima ha seri problemi a denunciare gli episodi di cui è vittima, anche per un problema di auto-colpevolizzazione.
Gli alunni in generale parlano di problemi relativi a episodi di cui sono stati vittime personalmente, episodi isolati che magari non hanno niente a che vedere con il bullismo, mentre potrebbero non menzionare quello che la vittima subisce ogni giorno: questo per paura o perché, come il bullo, non ritengano la vittima innocente, o non si accorgano nemmeno della sofferenza che ella prova.
Non è raro che dai questionari la vittima ne esca come una sorta di bullo passivo che infastidisce la classe.
In secondo luogo un bravo insegnante dovrebbe essere in grado di riconoscere perfettamente le problematiche di una classe senza l’utilizzo di un questionario. Un bravo insegnante dovrebbe osservare, analizzare e valutare ogni situazione. Non c’è miglior prevenzione di individuare un caso di bullismo sul nascere.
Infine, quandanche dal questionario emergessero casi di bullismo l’insegnante non saprebbe comunque quali interventi effettuare.
In realtà il questionario in sé non richiederebbe un grande dispendio di tempo e quindi l’utilizzo potrebbe essere preso in considerazione, ma calcolando le giornate in cui viene spiegato il funzionamento ai ragazzi, il significato, le motivazioni, poi la somministrazioni e la raccolta dati e l’analisi delle informazioni, possono trascorrere anche due settimane.
La nostra attenzione deve focalizzarsi laddove ci sono vittime e bulli, in maniera diretta e tempestiva.
Il pericolo è che mentre noi stiamo proponendo il questionario, la vittima continua a subire e a soffrire.
Un buon insegnante deve saper instaurare un ottimo rapporto con la classe e a quel punto non ha bisogno più dei questionari, ha bisogno solo di stare in classe, di vivere con loro. Con un insegnante capace la vittima prima o poi si aprirà e anche gli altri avranno più coraggio di denunciare il bullo.
Il questionario male non fa, ma sicuramente come vedremo successivamente, per affrontare il bullismo, la letterina degli alunni all’insegnante è un sistema molto più efficace.
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