Capitolo 5 – Camillo torna a casa
Camillo se ne stava seduto su un muretto e si guardava intorno. Era tutto così irrazionale. Come poteva essere che tutti avessero così tanta paura di un solo uomo? Ma era davvero così mostruoso? Fu percorso da un brivido di paura, pensò fosse meglio tornare a casa. Anche per lui era giunto il momento di nascondersi. Non aveva paura del mostro, ma di trascorrere la notte in strada da solo, o era un modoper autoconvincersi. Non sarebbe stata certo la prima volta, aveva già trascorso altre notti in strada: quando il padre aveva una donna tra le mani lo cacciava di casa senza preoccuparsi di dove il figlio potesse andare a dormire. Ma in quelle notti le strade erano affollate di gente, la gente della notte, ed era proprio tra quella gente che Camillo si era fatto una nutrita schiera di amici. Ma ora era solo, solo al buio in una grande città, un buio sinistro, preoccupante. Solo in un deserto di uomini scomparsi e uno scompiglio di oggetti sparpagliati. Camminò tenendosi attaccato ai muri dei palazzoni della città, non poteva stare in mezzo alla strada quando era deserta, soffriva di una lieve forma di agorafobia, la paura di grandi spazi, piazze, campi sportivi. In città non aveva mai sofferto di questo disturbo, ma ora che era vuota le strade si mostravano in tutta la loro agghiacciante grandezza.
La casa era in periferia, dieci minuti dal centro. Appena arrivato infilò la chiave nella serratura, ma non entrava, segno che c’era già una chiave dietro, segno che il padre era in casa con una donna. Bussò il campanello, ma non venne nessuno ad aprire. Bussò insistentemente fino a quando il padre non urlò da dietro la porta.
«Che volete? Sparite!»
«Papà sono Camillo!»
«Vattene, vai a dormire da qualche tuo amico!»
«Papà non c’è nessuno in strada, sono scappati tutti, ho paura!»
«Allora è il momento di diventare uomo, la paura fa crescere!»
Di nuovo silenzio. Camillo si rimise a suonare insistentemente. La porta si aprì lasciando trasparire solo uno spiraglio, ma il ragazzo fece giusto in tempo a spostarsi per non essere colpito dall’asta della scopa con il quale il padre cercò di pestarlo. Gli urlò di nuovo di andarsene. Camillo incominciò a piangere per i nervi. Restò seduto sulle scale di casa per un po’ fino a quando non si calmò, uscì e si mise a camminare.