Capitolo 30 – Dabby Dan, il mostro
Il piano era quanto più semplice si potesse immaginare. Betta e Pamela si appollaiarono dietro un edificio giallo, era l’ufficio postale, distante duecento passi dalla scuola e cento dalla postazione dove tenevano i prigionieri, da quell’edificio c’era un viottolo stretto di una decina di passi che si immetteva su una via più grande che costeggiava il retro degli edifici, compresa la scuola. L’edificio postale era uno di quelli rimasti aperti a causa della fuga improvvisa dei dipendenti. Avevo registrato la mia voce facendo il verso di un mostro.
Al momento convenuto Pamela e Betta incominciarono ad urlare a squarciagola: “Aiuto, aiuto, il mostro! Aiuto ci mangia… Noooo ti prego Dabby Dan… non ci mangiare. Aaaahhhhhhhhhhhh!”. Tutti i soldati si allarmarono e corsero in direzione dell’edificio con i mitra spianati. Dopo pochi secondi giunse sul posto l’uomo con il blasone d’oro, non era andato via come aveva pensato Camillo. Diede ordine a tutti i soldati di seguirlo. Insieme a lui c’erano tre soldati con una stella d’oro. Lasciarono un solo soldato con la stella rossa di guardia alla porta d’entrata dell’edificio dove erano tenuti i prigionieri.
Camillo ed io sgattaiolammo immediatamente fuori dalla scuola elementare verso l’edificio dove tenevano i prigionieri. Lo aggirammo e giungemmo dietro al soldato con la stella rossa intento a guardare spaventato verso l’edificio giallo. Entrammo senza che si accorgesse di noi, poi all’interno aprimmo una finestra che dava sul lato da cui sarebbero giunte le ragazze, così che sarebbero potute entrare nell’edificio senza farsi vedere. Pamela e Betta nel frattempo corsero via a perdifiato dall’edificio Giallo, non prima di aver azionato il lettore Mp3 collegato all’amplificatore. Improvvisamente dall’edificio incominciarono a venir fuori delle voci raccapriccianti: “Vi mangioooo! Vi uccidoooo! Vi sbranoooo! Nessuno può fermare Dabby Dan!”. I soldati circondarono l’edificio assumendo quelle posizioni che si assumono in battaglia: chi sdraiato in terra con il fucile puntato, chi in ginocchio con il mitra, chi dietro i muri per non farsi vedere. Sembrava un film di guerra. Uno dei soldati con la stella d’oro ordinò ad alcuni con la stella rossa di entrare nell’edificio, ma la voce dall’amplificatore continuò: “Fermi soldati, non entrate, i vostri proiettili non servono contro di me, io sono imbattibile, io sono Dabby Dan!”. I soldati si fermarono impietriti. Il soldato con il blasone d’oro ordinò di aspettare. Pamela e Betta corsero come delle furie, aggirarono la scuola elementare e si diressero verso l’edificio rosa, trovarono la finestra aperta ed entrarono. Il soldato di guardia sembrava imbalsamato dalla paura. Le aspettammo poi io incomincia a riprendere con la videocamera, Camillo invece apriva le porte delle stanze. Erano aperte, i prigionieri non erano nemmeno chiusi a chiave. Evidentemente i soldati pensavano bastasse la loro presenza per evitare fughe. In una delle stanze c’era Lupin.
«Hey amico! E tu che ci fai qui? Hanno arrestato pure a te?» chiese.
Camillo stava per chiudere la porta, ma poi ci ripensò.
«Scappa… vattene ora che i soldati non ci sono! Scappa dal retro!».
Lupin non se lo fece ripetere due volte.
«Grazie amico, a buon rendere!».
«Vai prima che ci ripenso, e fai silenzio!».
Intanto incominciarono ad aprirsi le porte delle stanze. Si affacciavano i prigionieri. Chiedevano se erano liberi e potessero uscire. Camillo disse a tutti di scappare in silenzio. Ma era impossibile. Richiamai Camillo per rimproverarlo.
«Ma che fai? Così attiri l’attenzione! Libera il vostro amico e andiamo!».
Ma ormai erano tutti in fuga, tutti tranne il custode che non si vedeva. Pamela corse in aiuto di Camillo insieme a Betta. Si sentirono passi militari e vocii. I soldati stavano tornando.
«Stanno tornando i soldati. Dobbiamo scappare!» urlai in preda al panico.
I ragazzi incominciarono ad aprire tutte le porte dicendo di scappare. Trovarono finalmente il custode e Pamela riuscì ad urlargli di scappare. Ma fu travolta dalla calca. Nel frattempo arrivarono i soldati così non trovammo altra via di fuga che salire per le scale e sci ritrovammo sul grande terrazzo, ma io Camillo e Betta eravamo sul lato opposto di Pamela. In un attimo Pamela si ritrovò di fronte all’uomo nero. Restò pietrificata. Erano vicino al ciglio del terrazzo. Poi si accorse che anche il custode era a pochi passi da lei.
«Pamela scappa, Dabby Dan è pericoloso!» urlai.
Pamela cercava il momento giusto per scappare. Non sapeva se andare dal custode o venire verso di me.
«Vai Pamela, scappa di lì! È pericoloso!» urlava Camillo.
Nel frattempo giunsero i soldati.
«Che succede qui!» urlò il soldato con il blasone d’oro.
Fu quello il momento in cui Pamela fece uno scatto felino e si nascose dietro il custode.
I miei occhi uscirono dalle orbite!
«Ma che fai Pamela? Sei pazza? Vattene via, Dabby Dan è pericoloso!» urlai.
Camillo mi guardò in tralice.
«Ma che dici? Quello è il custode del Luna Park, Dabby Dan è quello vestito di nero!».
«Ma sei impazzito?» urlai, «Quello vestito di nero non so chi sia, ma l’altro sì: è Dabby Dan!».
Camillo spalancò gli occhi, incominciò a tremare. Poi tutto si svolse in un attimo. Il soldato con il blasone d’oro urlò indicando il custode.
«È lui! È Dabby Dan, puntate i fucili!».
Pamela non capiva. Guardava tutti frastornata. Poi sentì la voce di Betta che urlava a più non posso:
«Pamela scappa, il custode del Luna Park è Dabby Dan!»
Pamela sbiancò e guardò Camillo. Sul viso del ragazzo c’era stampata un’espressione di morte, poi il ragazzo annuì. Pamela venne meno nelle gambe e svenne. Cadde all’indietro verso il ciglio e stava per precipitare. Dabby Dan, colui che credevano fosse il custode, l’afferrò per un piede. Il soldato con il blasone d’oro alzò il braccio per dire di fare fuoco. Ma Camillo si gettò di slancio tra i soldati che puntavano i fucili e Dabby Dan.
«Non sparate è la mia ragazza, non sparate!».
Dabby Dan tirò su Pamela, l’appoggiò per terra e le accarezzò il viso.
«Non ucciderla ti prego, non ucciderla, lei è sempre stata buona con te!» urlò Camillo piangendo.
«Lei è mia amica, non si deve spararla!» disse Dabby Dan rivolto ai soldati. Poi si alzò e andò verso l’uomo vestito di nero.
I soldati spararono e lo colpirono alle gambe.
Ci gettammo tutti per terra.
«Catturatelo!» ordinò il soldato con il blasone d’oro. In un attimo Dabby Dan fu preso, picchiato, poi fu legato e imbavagliato. Dai suoi occhi spaventati uscivano lacrime. Avevo filmato tutto.
Quando Pamela si risvegliò si trovavano al quartier generale dei soldati. Tutti i soldati facevano i complimenti a Camillo e Betta e guardavano Pamela con ammirazione. Camillo e Betta corsero da lei.
«Ditemi che era un brutto sogno! Ditemi che non abbiamo trascorso tutti quei giorni insieme a Dabby Dan!».
Camillo e Betta restarono in silenzio, e lei incominciò a piangere.
Uno dei soldati accese il televisore e disse di guardarlo perché parlava di loro.
“Cinquecentomila Euro, è questa la ricompensa che spetta ai ragazzi che hanno fatto arrestare il mostro. Dabby Dan è di nuovo al sicuro, grazie al loro coraggio, alla loro determinazione! Camillo B., Pamela S. e Betta D. hanno aiutato i soldati ad arrestare il mostro. Il mondo gli è grato, grazie a loro, al loro coraggio, ora possiamo ritornare a vivere, ritornare alla tranquillità di tutti i giorni, possiamo ritornare per le strade, l’incubo è finito!
Era la mia voce quella al telegiornale, il mio principale mi diede una pacca sulla spalla, aveva gli occhi pieni di lacrime dall’emozione, mi disse che domani stesso mi avrebbe fatto firmare il contratto a tempo indeterminato e mi diede carta bianca. La mia rete televisiva aveva lo scoop. Era l’unica televisione ad avere la notizia dal vivo, in diretta.