Il bullismo aiuta a crescere
Bullismo a scuola
Una delle affermazioni da caserma o da osteria di porto che a volte capita di sentire sul bullismo, è che il bullismo fa diventare uomini: vale a dire che il bambino deve imparare a risolvere da solo le beghe che lo riguardano.
Fino a che questa tesi viene espressa da un inesperto possiamo va anche bene, ma è grave quando ad esprimere il concetto è un educatore o un rappresentante delle istituzioni.
Ma davvero il bullismo fa bene?
Assolutamente No. Tale considerazione nasce dall’idea che i bambini imparino anche dalle difficoltà, dai momenti di incontro-scontro, dal confronto, anche forte, che hanno con gli altri bambini. Ma tutto questo fa parte di quelli che possiamo annoverare tra i normali contrasti tra bambini: le zuffe occasionali tra due bambini mentre stanno giocando a calcio, incomprensioni in classe, reciproche prese in giro. Il bullismo non rientra nei normali contrasti tra i bambini o ragazzi.
Per comprendere meglio possiamo farlo analizzando le fasi obbligatorie della crescita: per ogni età corrispondono determinate fasi che l’individuo dovrà affrontare lungo tutto il corso della vita, a partire dall’asilo, passando dalle scuole elementari e medie, gli esami di maturità, l’università, il lavoro. Sono tutti eventi che in qualche modo creano disagio nell’individuo, disagi che però sono consoni all’età. Sono momenti che fanno parte della vita, dai quali il bambino/a, il ragazzo/ e infine l’uomo/donna non dovrebbero esimersi.
A queste fasi si aggiungono piccoli grandi problemi quotidiani che il bambino deve affrontare:
A 2-3 anni quando il bambino incomincia ad andare alla scuola dell’infanzia vive un momento di separazione dai genitori (anche se, incomprensibilmente, la scuola dell’infanzia non è obbligatoria) poi ci sono i litigi con i compagni, i capricci, lo svegliarsi presto la mattina.
A 6 anni incomincerà la scuola primaria, distacco dalla maestra dell’asilo, nuove regole, stare seduti la maggior parte del tempo, i compiti a casa.
Poi alle scuole medie, le interrogazioni, e, inevitabilmente, i terrificanti esami di terza media.
Sono le tappe della vita, sono fatte di doveri a volte difficili da accettare: lo studio, le interrogazioni, le regole da seguire, i rimproveri dei genitori e degli insegnanti, i litigi con i coetanei, i disagi dell’adolescenza, i brutti voti, la paura delle interrogazione, gli esami. Durante queste tappe l’individuo cresce, impara e si confronta, impara ad accettarsi e ad accettare l’altro, a comprendere l’importanza delle regole.
Queste sono i momenti, belli e brutti, che insegnano a vivere, a crescere, a diventare più forti.
Ma durante queste tappe possono verificarsi eventi imprevisti e traumatici che non rientrano nei normali percorsi della vita: la perdita di un genitore, la perdita di un fratello, di un nonno, un abuso, una forte paura, un grave incidente, la separazione dei genitori etc.!
Questi eventi sono casuali e non rientrano nelle fasi della crescita. Gli eventi traumatici non maturano, ma anzi sono sempre causa di profondi disagi psicologici.
Solo un pazzo potrebbe dire che la morte di un genitore fa bene al bambino, che lo aiuta a crescere. Solo un folle chiuderebbe un bambino di notte nel cimitero per fargli superare le paure e solo un mostro violenterebbe una bambina per farla diventare donna.
Solo un insensato o un ignorante può affermare che non dobbiamo farne una tragedia se due genitori si separano, anzi al bambino farà bene, diventerà più forte.
Ma questi eventi lasciano segni indelebili sull’individuo, e peseranno come un macigno per tutto l’arco della vita.
Ebbene, è proprio in questo contesto che si inserisce il bullismo: un evento traumatico imprevisto e se le molestie non verranno fermate sul nascere, le possibilità che quel bambino sarà un adulto difficile sono molte.
Le zuffe tra compagni, un rimprovero della maestra, un brutto voto, una ragazza che dà un due di picche, sono tutti eventi che rientrano nella crescita e nella maturazione del bambino. Ma se questi episodi incominciano a ripetersi con continuità smettono di essere eventi che aiutano a crescere, e diventano eventi traumatici: Se un’insegnante rimproverasse sempre lo stesso bambino più volte al giorno, anche senza motivo, è naturale che quel bambino si troverà a vivere una situazione di disagio. Ed è esattamente quello che accade con il bullismo: una zuffa tra due ragazzini, in cui uno ha la peggio, è un evento che può aiutare a crescere. Il ripetersi di questo evento incomincerebbe ad essere per il bambino fonte di disagio, la continuità di questo evento diventa un evento traumatico.
Il bullismo non aiuta a crescere, nella maniera più assoluta.
Il bullismo è causa di traumi profondi. Ma la costa grave e triste è che a differenza della la morte, di un incidente, di un abuso, che non sono quasi mai prevedibili e prevenibili, il bullismo lo è.
Il bullismo si può prevedere e si può prevenire.
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