Musicoterapia riabilitativa
Musicoterapia riabilitativa
Che cosa è la Musicoterapia riabilitativa? Quali sono i campi di applicazione? Ha una sua validità?Ha effetti positivi sui pazienti?
Si parla molto di Musicoterapia, ma poco del campo riabilitativo della disciplina, a nostro avviso il più importante.
Se cercate in rete troverete molte considerazioni sulla figura professionale del Musicoterapista, ognuno vorrebbe inserirla in un ambito professionale diverso. Chi come me e tanti altri vorrebbe che fosse equiparata ai terapisti convenzionali: logopedisti, fisioterapisti, Neuropsicomotricisti e Terapisti Occupazionali, chi vorrebbe che entrasse nelle arti-terapie, chi vorrebbe che fosse un para-psicologia, chi una figura reiki che si destreggia tra chakra e reincarnazione… etc etc
Nessuna di queste figure è quella più giusta, nessuna e più importante di un’altra, è una scelta ben precisa che si fa quando si decide di diventare Musicoterapista. Ma certo è, che se, come è valso per me, decidete di lavorare con il ritardo mentale, con bambini con disagio in generale, la scelta opportuna è quella della Musicoterapia Riabilitativa.
Partiamo da un alcuni concetti basilari:
- Perché si parli di Musicoterapia Riabilitativa c’è bisogno di una condizione imprescindibile: la diagnosi di uno specialista e il problema su cui lavorare. È vero che un buon terapista effettuando un’attenta osservazione riesce a capire da solo su cosa lavorare, ma visto che la nostra figura non è riconosciuta, sempre meglio lavorare in equipe diretta da un medico specialista.
- La terapia deve essere individuale. Se il paziente è balbuziente, se è iperattivo, se ha problemi di attenzione, la musicoterapia riabilitativa lavora con il paziente in rapporto di 1 a 1.
- Il terapista lavora da solo e non con un cooperatore, se non in casi eccezionali ed estremamente rari.
- La Musicoterapia Riabilitativa non ha uno schema predefinito. Non viene predisposto lo strumentario in semicerchio, non si suonano bonghetti, tamburi etc., almeno che non ci sia una finalità precisa. Non ci sono protocolli terapeutici. Ogni paziente è a sé. Ogni intervento è finalizzato, studiato per quel paziente sulla base della diagnosi, del problema, del deficit.
- La Musicoterapia riabilitativa non è muta. Il dialogo nasce da subito tra terapista e paziente.
- Il concetto che il corpo fa musica è superato dal concetto che il corpo è musica. Un bambino che non sa tenere il tempo, potrà suonare un tamburo per imparare il ritmo, ma se lo fate camminare a tempo imparerà più presto.
- Protagonista dell’intervento non è la musica, ma il paziente. Non dimenticatelo mai.
- Non si utilizza musica classica. Soprattutto non si utilizza musica muta, la musica deve essere accompagnata da parole. Le parole sono fondamentali.
- Le canzoni sono scelte da un repertorio appositamente composte e studiate per avere risultati con i bambini. Ma molte altre sono composte in base alle caratteristiche del paziente.
- Le stanze e gli strumenti sono colorati. La maggior parte dei terapisti preferiscono stanze spente portando avanti la teoria che il bambino si distrae. Noi lavoriamo in stanze che distraggono il paziente per insegnargli a non distrarsi.
- Prima di cominciare il terapista si accerta di conoscere realmente la patologia che si andrà a trattare.
Troppo spesso ho incontrato sulla mia strada Musicoterapisti che si erigevano a maestri, perché provenivano da quella scuola, perché erano diplomati al conservatorio, perché facevano musicoterapia da più anni, perché avevano scritto libri e poi leggere nei loro libri:
Tizio, autistico, II incontro, abbiamo bendato il bambino. Bendare il bambino autistico al secondo incontro? Complimenti.
O ascoltare madri che hanno interrotto la musicoterapia perché il terapista metteva un tamburello in mano al bambino autistico e lo faceva girare ballando intorno ad un tavolo. Complimenti.
Mettere il bambino autistico sulle corde del pianoforte e fargli sentire le vibrazioni. Qual è la finalità riabilitativa?
La domanda è: questi Musicoterapisti o Musicoterapeuti come amano definirsi alcuni, sanno davvero cosa sia l’autismo? Provatelo a chiedere a qualche genitore o ad un’associazione autistica.