Punizioni bambini
Mezzo coercitivo o educativo?
Il dibattito è sempre aperto: c’è chi pensa che non servano a niente e chi crede siano educative, chi dice che debbano essere lievi, chi ritiene debbano essere severe e chi, invece, pensa siano una pratica disumana. Fino ad arrivare a chi punisce il bambino ma dice che lo manda a riflettere.
La nostra esperienza ci ha insegnato che un’educazione senza punizioni non è efficace.
Magari fosse possibile, magari bastasse parlare ad un bambino per fargli comprendere i propri errori e non ripeterli. Ma è pura utopia, che oltre a non sortire gli effetti educativi sperati, è addirittura controproducente, poiché educare un bambino senza punizioni rientra in quella ideologia che è la madre di tutti i bambini viziati e onnipotenti dei nostri giorni.
Per comprendere quanto si sgretoli facilmente il concetto di non punizione, basta osservare gli individui in età adulta:
- Come sarebbe una società senza contravvenzioni per chi parcheggia selvaggiamente su un marciapiede bloccando il passaggio ad un disabile in carrozzella?
- Come si vivrebbe in una società dove non è in vigore la galera per chi uccide?
- E come sarebbe una società dove chi stupra una donna o un bambino resta impunito?
Pensate sia sufficiente parlare e spiegare a chi uccide o stupra che ha sbagliato per far sì che non ripeta più i suoi errori?
Pensate che basti parlare ad un boss mafioso o ad un politico corrotto per fargli capire che hanno sbagliato perché costoro lascino perdere tutte le nefandezze di cui si sono macchiati?
Una società senza punizioni è pura utopia, innanzitutto presupporrebbe la presenza di individui perfetti, una società, cioè, popolata da soggetti profondamente onesti, ma questa eventualità risulta fortemente contraddittoria, perché una società perfetta non prevede la pluralità di opinioni, vale a dire che non ci possono essere opinioni discordanti. La presenza di opinioni discordanti, infatti, prevede che prima o poi ci siano contrasti tra i diversi punti di vista, e in presenza di contrasti prima o poi scappa il comportamento inadeguato.
Il miglior modo di gestire una società è quello di stabilire delle regole, soprattutto regole che disciplinino il rispetto tra individui e il rispetto tra individui e cose, successivamente fare in modo che quelle regole vengano rispettate senza sé e senza ma.
Ogni adulto sa che deve comportarsi in modo corretto. Sa che deve rispettare regole, persone e cose.
I bambini sono gli adulti di domani e un adulto conosce bene cosa sono le punizioni:
- se ruba va in galera
- se passa con il rosso paga una multa
- se non lavora non guadagna
- se ha un lavoro ma non si impegna verrà licenziato
Un chiaro esempio di quello che produce una società senza punizioni è l’Italia. E per non addentrarci nel mondo del penale ci soffermeremo sul discorso ambiente.
Nelle scuole italiane si fa un gran parlare di rispetto per l’ambiente, di ecologia, di risparmio energetico, di salute etc.! Lezioni, temi, ricerche, progetti e lavori tutti improntati sull’argomento ambiente. Eppure, se escludiamo pochi casi virtuosi, l’Italia si classifica agli ultimi posti tra le nazioni europee per il rispetto dell’ambiente. Questo perché accanto alla spiegazione c’è bisogno di fatti. Se non si puniscono in modo esemplare e costantemente coloro che deturpano l’ambiente come si può pensare che l’ambiente venga rispettato? E se è permesso lasciare in giro interi sacchi di spazzatura, come si può poi pretendere che non si gettino per strada carte di caramelle o fazzolettini sporchi dalle auto in corsa?
Diventa chiaro che per produrre una società sana, c’è bisogno che assieme all’educazione delle regole, parallelamente, scattino le sanzioni per chi non le rispetta. Ma, come vedremo in più dettagliatamente in un altro capitolo, non è importante la severità della sanzione, anzi meno è rigida più è efficace, ma la tempestività, la costanza, l’imparzialità e soprattutto intransigenza, cioè: nessuna indulgenza, poiché se perdono una marachella oggi, ne perdono una domani, alla fine perdo il controllo della situazione e oltrepasso quel limite da cui tornare indietro diventa un’impresa ardua.