SGA Neonati
Neonati problematici
Spesso ci troviamo di fronte a neonati che piangono molto, hanno difficoltà ad attaccarsi al seno e a mangiare con il biberon, non dormono, sono irritabili etc.! Questo risulta essere molto stressante per i genitori che sbattono da un pediatra all’altro, sentendo opinioni completamente opposte. Addirittura arrivano ad andare dallo psicologo.
In realtà si tratta di neonati sga, e cioè: bambini piccoli per l’età gestazionale, vale a dire che sono nati nei tempi giusti, ma sono eccessivamente piccoli ed il loro comportamento può somigliare ai pretermini. Ma chi sono i neonati sga?
Con il termine SGA si intende un neonato che presenta alla nascita un peso e/o una lunghezza inferiore al 10° centile. Alla base della condizione di SGA si possono riscontrare fattori materni, placentari, fetali e ambientali. La condizione di SGA è un fattore di rischio per la patologia neurologica perché questi neonati possono facilmente andare incontro ad asfissia perinatale, ipoglicemia, inalazione di meconio e policitemia. Accanto alle problematiche che possono alterare lo sviluppo dei neonati SGA, si deve prendere in considerazione anche l’aspetto comportamentale che li caratterizza. I neonati SGA sono più sensibili e più facilmente iperstimolabili dei neonati normali e presentano un’immaturità di organizzazione che rende più difficile l’adattamento all’ambiente. I neonati SGA possono presentare una eccessiva irritabilità legata ad una maggiore sensibilità sensoriale per cui stimoli come una luce o un suono un po’ più forti del normale o un ambiente più affollato e quindi più rumoroso e con più input visivi o troppe coccole, carezze e baci possono risultare eccessivi e quindi destabilizzarlo inducendo facilmente crisi di pianto, agitazione motoria, cambiamento del colorito che da roseo diventa rosso o violaceo, irrigidimento, atteggiamenti di rifiuto o chiusura. Inoltre questi neonati possono avere disturbi del sonno e quindi dormono poco o male o possono avere un ritmo sonno-veglia alterato. Spesso hanno anche difficoltà di alimentazione dovute o ad una difficoltà di suzione o a difficoltà digestive. Infatti non riescono ad attaccarsi al seno perché fanno troppa fatica a succhiare e con il biberon riescono a prendere piccole quantità di latte. Anche lo svezzamento può essere difficile e il bambino può rifiutare il cibo e mostrare la sua difficoltà attraverso segnali di stress come pianto, irrigidimento, cambiamento del colorito.
I genitori che non sono a conoscenza della condizione di SGA e delle problematiche ad essa legate, di fronte a questi comportamenti anomali vanno in crisi sviluppando ansia, preoccupazioni e fantasie negative che finiscono per ostacolare una serena interazione con il neonato e quindi accentuare ancora di più le sue difficoltà. I genitori, pensando subito ai problemi di salute e di crescita, iniziano a ricercare e consultare mille pediatri e mille specialisti ognuno dei quali dice la sua. Spesso succede che le indicazioni sono completamente diverse o opposte e questo non fa altro che confondere ancora di più i genitori che non sanno più quali seguire e così, nella disperata ricerca della soluzione esatta, sottopongono il neonato a mille cambiamenti che lo destabilizzano ancor più. Succede anche che, una volta escluso qualsiasi problema di salute, i genitori, in preda all’ansia crescente, ai sensi di colpa e al senso di inadeguatezza che nasce dalla difficoltà di accudire e gestire il neonato, si rivolgono allo psicologo infantile, il quale, quando non è a conoscenza della problematica, finisce con esporre diagnosi psicologiche errate, spesso aberranti (come quella di incolpare i genitori, soprattutto la madre), e consigliare interventi sbagliati e perciolosi, quadro allontanando ancora di più l’attenzione dal reale problema.
Esempio: i neonati SGA spesso hanno la pelle molto sensibile per cui troppe coccole e carezze li irritano facilmente oppure può accadere che se il neonato si è destabilizzato per qualche motivo, non è disponibile alle carezze perché queste, in quel momento, lo sovrastimolano ancora di più costituendo quindi un’altra fonte di stress. Uno psicologo potrebbe concludere ipotizzando segni di autismo o carenze affettive per cui il bambino non riesce a vivere emozioni forti o rifiuta il contatto corporeo e quindi indirizzare la famiglia verso un certo tipo di percorso terapeutico. Un clinico, che si avvale della valutazione comportamentale, potrebbe individuare più facilmente le problematiche legate alla condizione di SGA del neonato e concluderebbe consigliando di non insistere con le carezze quando il bambino non è disponibile e di dosarle in modo tale da non iperstimolarlo così, man mano che il neonato sarà più organizzato e maturo, non presenterà più tale comportamento .Il clinico metterà a punto un programma informativo e di sostegno per i genitori che li renderà più competenti nell’accudimento del loro bambino, condizione questa che migliora l’interazione e la relazione genitore-neonato.
Un altro esempio è quello del neonato SGA che prende poco latte. Il motivo non è una cattiva relazione con la madre che lo porta al rifiuto del cibo ma una difficoltà nella suzione dovuta ad un facile affaticamento dei muscoli deputati ad essa o a difficoltà digestive. In questo caso non serve né insistere né ricorrere ad uno svezzamento precoce perché sarebbe controproducente e l’ansia della madre non è la causa del rifiuto del cibo ma sicuramente amplifica le difficoltà del bambino ad alimentarsi. In questa situazione bisogna mantenere la calma, essere molto pazienti, eliminare gli altri stimoli presenti nell’ambiente durante il pasto così che il neonato si concentri unicamente sulla suzione, mantenere il neonato in una posizione contenuta e con il busto leggermente più sollevato così da facilitare la digestione. Da come si evince da questi esempi, per risolvere le problematiche legate ad un fattore di rischio neonatale quale può essere la condizione di SGA, è fondamentale una corretta valutazione del comportamento del neonato e un sostegno per i genitori fatto di informazioni sulla cura ed accudimento del neonato e di consigli educativi mirati a facilitare l’interazione genitore-neonato e il successivo instaurarsi di una corretta relazione che aiuterà il neonato nella sua progressiva maturazione e consentirà al neogenitore di vivere con serenità il suo ruolo. Sarebbe auspicabile che i corsi pre-parto, oltre a divulgare informazioni che riguardano la gravidanza e il parto, organizzassero un programma di formazione per i neo-genitori. Concludiamo, purtroppo, con una tesi che non piacerà ai neogenitori: i bambini sga difficilmente recuperano le proprie immaturità rispetto agli altri neonati. I disturbi del sonno, quelli comportamentali, così come quelli dell’alimentazioni, possono attenuarsi, ma spesso possono perdurare, con difficolta di varia entità, anche fino ai tre anni.