Un momento indimenticabile

Capitolo 23 – Un momento indimenticabile

Stavano ancora ansimando quando udirono una voce dietro di loro.
«Chi è?» chiese la voce di donna spaventata.
Le ragazze sobbalzarono, ma si tranquillizzarono quando videro che si trattava di una anziana signora seduta su una sedia.
«Signora la prego, non siamo Dabby Dan, siamo solo due ragazze!» disse Pamela quasi piangendo.
«Certo che lo so che non siete il mostro!»
Il battito del cuore stava rallentando e il respiro diventò meno affannoso. La signora chiese loro perché scappassero. Pamela non se la sentì di raccontare un’altra bugia. Disse che stavano scappando dal mostro e dai soldati.
«Il mostro non lo conosco, i soldati invece sì, e non mi sono mai piaciuti!»
«Neanche a noi!» rispose Betta con timidezza.
«Oh… ma dalla voce capisco che sei piccola… quanti anni hai?» chiese rivolta a Betta.
«Otto!»
«Ci sono molti soldati lì fuori?»
«Sì, non li ha visti? Sono dappertutto!» rispose Pamela.
«Li ho sentiti. Ma non li ho visti. Io non vedo, sono cieca, ormai da anni!».
Le ragazze rimasero sorprese. Chiesero come fosse vivere da cieca e la signora gli spiegò che era dura, ma che in fondo aveva anche i suoi lati positivi.
«Per esempio non vedi il volto contrariato della gente quando dici loro cose che non vorrebbero sentirsi dire!» sorrise.
«Ma lei abita da sola?» Come fa… come fa a cucinare e a fare tutto?»
«Ah… ma io sono autosufficiente, so fare tutto!» e dicendo questo si alzò e si diresse verso il frigo. Prese una bottiglia di latte, prese una scodella, vi versò il latte tenendo l’indice all’interno e fermandosi quando sentì il latte arrivare al dito. Accese il fuoco e vi posizionò la scodella. Poi prese due tazze, una scatola di cacao e lo zucchero. Mise due cucchiai di cacao e uno di zucchero per tazza. Dopo cinque minuti prese la scodella e versò il latte nelle due tazze, questa volta senza mettere il dito, eppure riempì le due tazze con la stessa quantità di latte. Pose due cucchiaini nelle tazze e le poggiò sul tavolo. Poi da una credenza prese un barattolo di ceramica con dei biscotti, lo poggiò sul tavolo e disse alle ragazze di servirsi.
«Non fate complimenti, prendete!» esortò vedendo che nessuna delle due si avvicinava al tavolo.
Fu Betta a fare il primo passo, seguita a ruota da Pamela che ringraziò cortesemente.
«Una volta veniva mia nipote, abita al piano di sopra. Veniva una volta a settimana e mi portava la spesa e si occupava delle faccende domestiche. Ma da quando c’è in giro questo mostro… non viene più. Mi manda il cibo dalla finestra con un cesto attaccato ad una corda. Ma negli ultimi giorni il cibo comincia a scarseggiare. La televisione ha detto che i soldati ci riforniranno, ma fino ad ora non ci hanno ancora dato niente!»
«Quanti anni hai signora?» chiese Betta.
Pamela la redarguì, ma l’anziana signora rispose senza scomporsi. Aveva 90 anni, era una bambina durante la seconda guerra mondiale. Era questo il motivo per cui odiava i soldati. Le ragazze ascoltarono con passione il suo racconto. Quando arrivò il momento di congedarsi Betta l’abbracciò e l’anziana signora si commosse, le scese una lacrima dagli occhi.
«Mi avete regalato un momento indimenticabile!» disse prima che le ragazze si congedassero.
Erano emozionate. L’anziana signora gli indicò una scorciatoia tra il borgo che gli avrebbe evitato incontri indesiderati. Infatti giunsero facilmente alla roulotte dove trovarono Camillo in ansia.
«Ma che fine avete fatto?»
Le ragazze gli raccontarono l’accaduto e Camillo si rese conto che era stato uno sbaglio lasciarle sole. Convennero che non si sarebbero dovuti più separare. Però la fuga in solitaria di Camillo era servita a capire alcune cose. Era riuscito ad avvicinarsi ad un gruppetto di soldati ed aveva ascoltato per più di quindici minuti quello che si dicevano. La prima notizia, alquanto triste, era che i soldati non avevano nessuna intenzione di dare cibo ai cittadini. Il cibo se lo stavano dividendo tra di loro, quantità maggiori per i comandanti, e quantità più piccole per i soldati semplici. Ma niente era previsto per la gente comune.

 

Capitolo successivo

Capitolo precedente

Torna all’indice

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *