Capitolo 22 – Una passeggiata pericolosa
I ragazzi decisero di uscire. Non pioveva più e volevano osservare i soldati da più vicino. Camillo portò con sé la fotocamera per scrutare con l’obbiettivo. Usciti dalla roulotte si diressero verso una piccola apertura sul reticolato che circondava il Luna Park, era situata proprio dietro una roulotte vicina e dava su una stradina di periferia che costeggiava un lungo lato del Luna Park. Percorsero la via fino al punto in cui si immetteva di nuovo nella città. Si muovevano guardinghi percorrendo le strade più isolate, completamente deserte. Ad un certo punto una voce improvvisa li fece sobbalzare dalla paura.
«Ragazzi ma che fate in giro? Scappate, c’è Dabby Dan!».
Era una signora anziana che parlava da dietro le persiane in alluminio aperte un palmo di mano.
«Ma… ma… ma noi siamo figli dei soldati!» rispose Camillo preso alla sprovvista.
Le due ragazze lo guardarono incredule.
«Ah… bene bene, e ditemi ragazzi com’è la situazione? Ancora non si può uscire?»
«Nooo signora, Dabby Dan è ancora in giro. Pensi che ha già ucciso dieci soldati!».
La signora sbarrò immediatamente le persiane e si barricò di nuovo dentro casa senza nemmeno salutare i ragazzi.
«Ma sei impazzito? Perché le hai detto che siamo figli dei soldati?» chiese Pamela divertita.
«Così ci ha lasciati in pace, non hai visto?»
Betta ancora tremava dallo spavento preso per quell’incursione improvvisa dell’anziana signora.
Giunsero in una zona adiacente ad una di quelle presiediate dal soldati. I ragazzi si nascosero dietro un muretto da dove potevano spiare senza farsi vedere. Era impressionante la mole di carri armati e militari sparsi per le strade. Nemmeno nei film di guerra Camillo aveva visto una tale portata di forze armate. Betta era pietrificata e chiese più volte di tornare alla roulotte. Pamela cercò invano di rassicurarla. Camillo era in preda ad una forte curiosità, voleva sapere, voleva conoscere i particolari. Come mai non avevano ancora catturato il mostro? Eppure loro lo avevano incontrato più volte. Forse era scappato lontano? Decise di avvicinarsi. Disse alle ragazze di non muoversi e inutili furono i tentativi di Pamela e Betta di farlo desistere, voleva vederci chiaro ma Betta era troppo spaventata così convennero che sarebbe stato meglio separarsi, le ragazze sarebbero tornate alla roulotte e lui le avrebbe raggiunte dopo circa un’ora. Pamela e Betta si incamminarono sulla via del ritorno, ma qualcosa andò storto perché si trovarono in un piccolo borgo di case che non avevano percorso all’andata. Ad un centinaio di passi notarono dei soldati e furono prese dal panico. Si fiondarono in un piccolo porticato, lo percorsero tutto e poi presero una piccola scalinata a due rampe che portava su un pianerottolo esterno dell’ingresso di un’abitazione. Si accovacciarono lì sperando di non essere viste dai soldati. Ma la porta dell’abitazione si aprì di un palmo di mano e uscì la canna di un fucile.
«Via di qua o vi sparo!» urlò un uomo da dietro la porta.
Betta, memore della burla di Camillo fatta all’anziana signora, disse che erano povere ragazze e che Dabby Dan le voleva mangiare.
Ma il signore invece di intimorirsi abbassò il fucile e glielo puntò diritto in faccia.
«Vattene, pezzo di animale! Non mi imbrogli lo so che sei tu Dabby Dan. Non ci sono ragazze in giro!».
Le due ragazze si precipitarono giù per le scale ed uscirono dal porticato, era meglio essere viste dai soldati che essere uccise perché scambiate per il mostro. Ma proprio alla fine del porticato c’era un’ombra nera, le ragazze si fermarono di colpo, era Dabby Dan, le guardava con occhi spiritati. Betta diede un urlo ma il mostro si avventò su di loro. Anche Pamela incominciò ad urlare. Le aveva quasi raggiunte quando sentirono gridare:
«Chi va là? Siamo l’Esercito Nazionale!» sentirono passi veloci che correvano verso di loro.
Il mostro si fermò di colpo, si girò e scappò via. Le ragazze incominciarono a correre nella direzione opposta. Trovarono una porticina semi aperta e senza pensarci su entrarono chiudendo la porta dietro di loro.