Capitolo 11 – Una strana donna
Stavano per riprendere il cammino quando sentirono una voce. Sembrava di donna. Cantava una canzone. Si mossero quatti quatti verso la voce, veniva dalla sala della biglietteria. Era una donna alta, bionda, gonna molto corta di pelle rossa, calze a rete nere, tacchi a spillo bianchi, camicetta bianca che lasciava intravedere un po’ di seno. I ragazzi si avvicinarono con prudenza mentre lei era intenta a rovistare in una valigia. Dovette sentire il rumore dei passi perché prima sollevò di scatto la testa, poi saltò su se stessa rimettendosi in piedi e le uscì un grido stridulo che si amplificò nella biglietteria.
«Ragazzi!!! Mi avete spaventata, pensavo fosse qualche poliziotto!»
«No siamo solo ragazzi rimasti fuori casa!» disse Camillo per tranquillizzarla.
Continuò a rovistare nella valigia dalla quale estrasse una camicetta. La guardò con attenzione e fece uno sguardo soddisfatto prima di infilarla nella sua borsa.
«Sapete… lo so che non è giusto rovistare nelle valigie, ma tanto le padrone chissà quando verranno a prendersele!»
I due ragazzi erano ormai ad un palmo da lei, Pamela la studiò attentamente, poi urlò:
«CAMILLO È UN UOMO VESTITO DA DONNA, È DABBY DAN, IL MOSTROOO!!!»
Urlò la ragazzina spaventata.
Camillo fu scosso da un brivido e venne meno nelle gambe, divenne bianco come un lenzuolo lavato con la candeggina, rifletté se scappare o se cercare di parlargli.
L’uomo vestito da donna si voltò di scatto a guardare dietro di sé per vedere se ci fosse il mostro, ma non vide nessuno, poi si raddrizzò inarcò la schiena: aveva compreso che Pamela si riferiva a lei. Si poggiò una mano sul fianco e guardò Pamela con sufficienza.
«Dabby Dan? Io? Una donna bella come me?»
Mosse il capo all’indietro per far muovere i capelli.
Camillo riprese colore ma Pamela continuò a stringergli il braccio. Poi il travestito li guardò con pietà, si girò e se ne andò.
«Mocciosi… se avete così paura del mostro statevene a casa, che puzzate ancora di latte!» e fece per andarsene.
Poi si girò di scatto con il fuoco negli occhi, fece il verso di un leone facendo finta di inseguirli. I ragazzi sobbalzarono dallo spavento e corsero via mentre il travestito continuò a rovistare nelle valige ridendo.
Si ritrovarono di nuovo per strada.
«Camillo perché un uomo si veste da donna?»
«Non lo so, alcuni lo fanno per soldi. Però una che conosco, che incontravo spesso, mi ha detto che molti di loro sono donne che nascono in un corpo maschile! Mi diceva che non aveva scelto lei di essere così, lo era e basta!».
Decisero che la stazione non faceva al caso loro, troppe emozioni, emozioni forti, troppo forti, mentre fuori si sentivano liberi e al sicuro. In strada non c’era anima viva, eppure ormai si sentivano parte di quella desolazione che regnava implacabile. Camillo poi, aveva l’illusione che facendo parte di quei pochi rimasti in giro, fosse un esperto di quel mondo. Si sentiva un uomo di strada navigato, quasi potesse affrontare qualsiasi situazione, anche la più difficile, la più pericolosa, la più insormontabile, dimenticando che pochi minuti prima, davanti al travestito, stava venendo meno nelle gambe.
Il sole stava indossando il pigiama, tra qualche ora sarebbe calato il buio, dovevano trovare assolutamente un posto per dormire.
«Camillo io ho bisogno di un posto dove potermi lavare e cambiarmi… almeno…!»
Disse la piccola imbarazzata.
Camillo annuì, affrettandosi a precisare che anche lui doveva cambiarsi, non tanto perché ne sentisse davvero il bisogno, ma perché non voleva fare brutta figura con la ragazzina, una ragazzina che oltretutto considerava carina, molto carina.
Entrarono in un negozio di abbigliamento e presero tutto il necessario. Pamela prese anche un paio di vestitini eleganti, così da potersi togliere, finalmente, quella orribile divisa verde e arancione del Prosperitano. Infine prese un cappottino blu. Camillo oltre l’intimo si accontentò di un giubbotto caldo. La cassa era aperta e piena di soldi di carta. Pamela lo fece notare a Camillo, che però si offese.
«Non sono un ladro. I vestiti li prendiamo per necessità, ma i soldi no! Lupin prende tutto, noi solo il necessario!»
Pamela si mortificò per la risposta brutale dell’amico, non aveva nessuna intenzione di prendere i soldi, né voleva li prendesse Camillo, voleva solo far notare fino a che punto la gente era scappata impaurita, ma non ebbe la forza di replicare, e lasciò cadere cadere il discorso nonostante il disagio.
Si sedettero ai tavolini di un bar. Camillo prese due bibite frizzanti e dei biscotti.
«Dobbiamo solo trovare un posto per dormire!»
«Camillo… c’è un signore…!» disse Pamela.